A Torino spuntano coloratissimi manifesti che raccontano la verità sugli animali rinchiusi nel bioparco Zoom

Nel capoluogo piemontese sono stati affissi dei manifesti molto appariscenti che denunciano le condizioni degli animali rinchiusi nello Zoom Torino. Tramite colori sgargianti e messaggi diretti, gli autori della protesta raccontano com'è veramente la realtà

Lungo le vie di Torino sono comparsi recentemente dei manifesti coloratissimi contro il bioparco Zoom Torino dove i protagonisti di questa azione sono gli animali che raccontano cosa significhi davvero essere “ospiti a vita” della struttura, imprigionati sotto gli sguardi felici di migliaia di visitatori fino alla fine dei loro giorni.

I manifesti sono stati condivisi sui social da moltissime pagine antispeciste, tutte riportando uno stesso e preciso messaggio che vuole aprire gli occhi ai cittadini e turisti sulle condizioni degli animali detenuti in parchi come questo. Gli autori della protesta hanno paragonato la prigionia degli animali reclusi ad un eterno lockdown, senza però possibilità di uscirne.

@Santuario Capra Libera Tutti/Facebook

Questo il testo che ha accompagnato le foto:

Se i coloratissimi manifesti di ZOOM, lo zoo di Torino, dicessero la verità, vi racconterebbero che gabbie, recinti e finte riproduzioni di habitat fanno tutti ugualmente schifo. Ma i loro manifesti non lo faranno e quindi proviamo a raccontarvelo noi. E lo facciamo con 200 manifesti in tutta la città.
La pandemia ci ha insegnato cosa vuol dire essere reclusə e ci avrebbe dovuto far capire che nessunə sta bene nemmeno nella più dorata delle gabbie.
Per gli animali rinchiusi a ZOOM, lo zoo non è altro che un eterno lockdown, una quarantena infinita da cui si esce soltanto con la propria morte. In questo periodo storico caratterizzato dal continuo susseguirsi di crisi ed emergenze, sarebbe facile pensare che l’oppressione dei non-umani, da sempre invisibilizzata, debba ricadere con facilità nel rumore di fondo, indistinto e marginale, di tutte le voci che non hanno il potere di imporsi.
Allo stesso modo sarebbe facile abbandonarsi ad un senso di impotenza individuale e collettivo e credere che qualsiasi azione, soprattutto se circoscritta ad una realtà più familiare e quotidiana, sia priva di senso.

Eppure non è così, e anzi, sono proprio istituzioni come quelle degli zoo, nella loro banalità, a mostrarci la pervasività della violenza e la sua normalizzazione.
Se è vero che la pandemia non ci ha resə migliori, vogliamo credere che ci abbia almeno resə tuttə consapevoli di cosa possa significare vivere segregatə.
Questa volta, la spettacolarizzazione del dolore che gli animali subiscono negli zoo, spacciata per ‘benessere’ e ‘tutela della biodiversità’, verrà mostrata da un’altra prospettiva: un boa che impreca in piemontese per la sua libertà, un pinguino che implora di uscire, un lemure che chiede aiuto e rinoceronti che denunciano il loro lockdown a Cumiana. Questo è quello che racconterebbero i manifesti di ZOOM se dicessero la verità, cioè che si chiama bioparco ma è sempre violenza.

E così i manifesti di scimmie, rinoceronti e pinguini hanno invaso Torino, chiedendo alle persone disperatamente aiuto per poter sensibilizzarle sulla tristissima realtà.
L’iniziativa è infatti volta a smascherare la comunicazione falsata che viene diffusa dalle strutture come giardini zoologici o bioparchi dove gli animali vengono mostrati felici e sereni in un ambiente ricostruito ad hoc che, seppur si vanti di non avere reti o gabbie, è pur sempre un luogo artificiale che non potrà mai esser paragonato agli habitat naturali e alla libertà che sono stati sottratti a tantissime specie animali. Si tratta di mera finzione che viene strumentalizzata sulla pelle degli animali e la pandemia dovrebbe averci fatto capire cosa significhi questa reclusione, con una differenza: noi ne stiamo uscendo e possiamo uscirne. Gli animali di zoo e bioparchi no.

Fonte: Santuario Capra Libera Tutti/Facebook

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