98% Human: il corto PETA dire basta alle scimmie usate dall’industria dello spettacolo

Le campagne Peta (People for the Ethical Treatment of Animals) centrano sempre il segno: non solo riescono a far passare il messaggio, ma riescono anche a trovare il modo migliore per farlo. L'ultima campagna é realizzata per sensibilizzare lo spettatore sul trattamento a cui sono sottoposte le scimmie usate dall'industria dello spettacolo: cinematografica, pubblicitaria, televisiva, qualunque essa sia.

Le campagne Peta (People for the Ethical Treatment of Animals) centrano sempre il segno: non solo riescono a far passare il messaggio, ma riescono anche a trovare il modo migliore per farlo. L’ultima campagna é realizzata per sensibilizzare lo spettatore sul trattamento a cui sono sottoposte le scimmie usate dall’industria dello spettacolo: cinematografica, pubblicitaria, televisiva, qualunque essa sia.

La campagna Peta, gestita dall’agenzia BBDO, agisce su due fronti: sensibilizza lo spettatore e blocca sul nascere l’idea di usare questi animali per simili scopi.

La sensibilizzazione é affidata al corto “98%Human” completamente sviluppato senza l’utilizzo di animali. Il video mostra come una vita fatta di tanta sofferenza, umana o meno, poco importa, porti ad una decisione assoluta.

La domanda che vuole provocare nello spettatore è: “tu sopporteresti questa vita?

Lo scimpanzé é completamente virtuale ma la sua espressività é talmente perfetta che per un attimo ci dimentichiamo che non sia vero.

Il blocco preventivo, come potremmo chiamarlo, é invece affidato all’operazione di “CorrezionePeta”: l’associazione ha stretto accordi con alcune delle maggiori agenzie pubblicitarie al mondo per installare sui computer dei creativi delle loro aziende la “correzione di parola automatica” tramite lo strumento adatto sul programma di scrittura (ad esempio word) che riconosce le parole “Gorilla”, “scimpanzé”, “scimmia”… e le modifica indicando di “NON IDEARE SPOT CON SCIMMIE” rimandando al link del sito dove il creativo può saperne di più circa i trattamenti subiti da questi animali.

In solo 1 settimana più di 11 mila avvertimenti sono stati fatti grazie a questa “correzionePeta

Un modo nuovo ed originale per affrontare il problema dello sfruttamento alla radice: se si evita che scrittori e sceneggiatori creino storie con scimpanzé, si evita anche lo sfruttamento.

Cuccioli di scimpanzé di pochi giorni, infatti, vengono strappati alle madri e alla loro vita in natura per finire per anni rinchiusi, abusati, obbligati in pose innaturali e in atti nonsense al il mero scopo di divertire.

script

Una volta raggiunta l’età adulta, però, risultano essere troppo pericolose, perché ormai forti e grandi per poter essere ancora usate allo stesso scopo. È allora che vengono cedute a zoo, istituti di vivisezione o circhi, aspettando di finire così la loro vita: rinchiuse e usate per anni fino alla fine dei loro giorni.

L’uso degli animali risulta, qui ancor di più che in altri ambiti, assurdo ed insensato, ecco perché noi, come spettatori, possiamo fare molto. Se andando a vedere un film vediamo che vengono usati animali, scriviamo alla casa di produzione e di distribuzione.

Se sappiamo che verranno circhi o altre forme di intrattenimento che fanno uso di animali, evitiamoli e informiamo i nostri amici e parenti di ciò che questi spettacoli nascondono, invitando a fare la nostra stessa cosa.

Cambiare lo stato di cose é possibile, ma dobbiamo essere, innanzitutto, noi i primi a volerlo: la forma più forte per fare cambiare l’offerta é cambiare la domanda.

Kia – Carmela Giambrone

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