ZTL e navette, sulle Dolomiti arriva la “zona a zero emissioni”, ma davvero quella del Veneto è una rivoluzione green?

ZTL, piste ciclabili e navette: dall’estate del 2024 ad alcuni i passi dolomitici si potrà accedere soltanto su prenotazione. Lo scopo è quello di ridurre il traffico in montagna, in previsione delle Olimpiadi invernali del 2026 a Cortina. Ma il popolo del web insorge: perché pagare per un nostro diritto?

Passi di Gardena, Campolongo, Pordoi, Sella e valli circostanti della Val Gardena, Val Badia, Val di Livinallongo e Val di Fassa: dal 2024 prenderà corpo la Dolomiti Low Emission Zone ed entro il 2026 i tornanti dei valichi saranno corredati di ciclabili e parcheggi scambiatori a valle, con navette per la salita ai passi.

È quanto viene fuori da uno schema di protocollo d’intesa volto a ridurre traffico e inquinamento tra le montagne Patrimonio Unesco, con il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, con il Ministero per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, con la Provincia autonoma di Bolzano, con la Regione del Veneto e con la Provincia di Belluno.

Cinque le azioni previste dal progetto “Dolomiti Low Emission Zone”:

  • regolamentazione del traffico attraverso la tecnologia digitale
  • creazione e digitalizzazione di aree di parcheggio di interscambio
  • rafforzamento del trasporto pubblico locale
  • incentivazione della mobilità attiva
  • miglioramento della qualità della vita
  • miglioramente dell’offerta turistica

Sarà predisposto un piano di attività ed istituito un comitato tecnico che avrà diversi compiti – spiega l’assessore al turismo Roberto Failoni. Dovrà raccogliere i dati relativi al traffico veicolare, individuare misure immediate da attuarsi per facilitare la mobilità sostenibile, promuovere l’integrazione della mobilità privata e pubblica con gli impianti di risalita esistenti, promuovere l’ottimizzazione e valutare l’eventuale ampliamento della attuale rete di parcheggi per i veicoli privati favorendo la realizzazione di punti di interscambio con la mobilità pubblica e gli impianti di risalita, promuovere la progettazione e la realizzazione di una rete uniforme e integrata di punti di ricarica per veicoli elettrici, individuare gli interventi di progettazione sulla viabilità esistente realizzabili nel periodo 2023-2024, proporre soluzioni per ottimizzare e regolare i flussi di traffico, proporre soluzioni per la realizzazione di un sistema di controllo della velocità, promuovere la realizzazione di un’interfaccia di informazione e gestione digitale dei flussi di traffico e dei parcheggi.

Ma non tutti sono contenti, però, e se si fa una rapida carrellata dei commenti sui social in molti dicono che è ingiusto pagare per spostarsi da un territorio a un altro e che non è vestendosi di “green” che cambiano le cose su zone di montagna già rovinosamente devastate da anni.

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Se lo scopo del progetto è limitare le emissioni di CO2 nella zona alpina, che raggiungono picchi nei periodi di alta stagione, estiva e invernale (secondo il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, “l’obiettivo è risolvere il problema senza pensare a una chiusura dei passi”), è chiaro che i modelli dai quali si è tratta ispirazione è quello del Lago di Braies, per il quale l’amministrazione aveva imposto una sorta di numero chiuso per chi arrivava con l’auto e nessun limite a chi vi arrivava in autobus, in bicicletta o a piedi, e quello di Venezia, e del suo obbligo di prenotazione per chi volesse visitarla.

Ma è chiaro che l’intenzione della Regione sia anche quella prepararsi all’appuntamento con le Olimpiadi del 2026, ospitate da Cortina e Milano, “presentando modelli innovativi”. Che non sempre significa, a quanto pare, facilitare la vita dei cittadini.

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Fonte: Regione Veneto

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