Un secolo fa, solo il 15% della superficie terrestre veniva utilizzato per coltivare e allevare bestiame. Oggi oltre il 77% delle terre (escluso l'Antartide) e l'87% dell'oceano sono stati modificati dagli effetti diretti delle attività umane. Questo in poche parole significa che stiamo perdendo sempre di più l’ambiente selvaggio.
Un secolo fa, solo il 15% della superficie terrestre veniva utilizzato per coltivare e allevare bestiame. Oggi oltre il 77% delle terre (escluso l’Antartide) e l’87% dell’oceano sono stati modificati dagli effetti diretti delle attività umane. Questo in poche parole significa che stiamo perdendo sempre di più l’ambiente selvaggio.
A stabilirlo è un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature.
“Questi risultati non sono altro che una storia dell’orrore per gli ultimi posti selvaggi del pianeta. La perdita della natura selvaggia deve essere trattata nello stesso modo in cui trattiamo l’estinzione”, afferma l’autore principale dello studio, James Watson della Wildlife Conservation Society (WCS) e l’Università del Queensland.
In pratica, tra il 1993 e il 2009, un’area di terre selvagge terrestri più grande dell’India, ovvero 3,3milioni di chilometri quadrati è stata persa per insediamenti umani, agricoltura, estrazione mineraria e tanto altro. Senza considerare che nell’oceano, le aree ormai libere dalla pesca industriale, dall’inquinamento e dalla navigazione sono quasi completamente confinate nelle regioni polari.
Il punto è che le zone selvagge sono fondamentali ammortizzatori per i cambiamenti climatici, ma finora secondo i ricercatori, non c’è stato un reale impegno di conservazione, come magari è successo con il clima per l’accordo di Parigi o la biodiversità con il Piano strategico delle Nazioni Unite.
“Questo deve cambiare se vogliamo impedire che gli ecosistemi intatti della Terra scompaiano completamente”, dicono gli esperti.
“Ad oggi, i risultati sono davvero preoccupanti perché le aree selvagge svolgono un ruolo sempre più importante nel mitigare una miriade di impatti umani sul Pianeta, tra cui l’ estinzione delle specie e il cambiamento climatico.
Ma non è tutto è perduto. Nei prossimi giorni e nel mese di dicembre ci saranno importanti incontri internazionali. Si tratta della 14a riunione della Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), dal 17 al 29 novembre, e della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tra il 2 e il 14 dicembre a Katowice, in Polonia.
Solo 20 nazioni detengono il 94% delle aree marine e terrestri del mondo. Cinque di loro (Russia, Canada, Australia, Stati Uniti e Brasile) detengono insieme il 70%. Gli autori affermano che questi paesi hanno un grande potere nelle loro mani, quello di preservare o distruggere gli ecosistemi selvaggi della Terra.
“Abbiamo già perso tanto. Dobbiamo cogliere queste opportunità per proteggere la natura selvaggia prima che scompaia per sempre”.
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Dominella Trunfio