La 'zattera' di pietra pomice diretta verso l'Australia non salverà, come si sperava inizialmente, la Grande Barriera Corallina dai cambiamenti climatici.
Ricordate la grande “zattera” di pietra pomice individuata nel Pacifico e diretta verso l’Australia? Si trattava di una nuova isola nata in seguito a un’eruzione vulcanica sottomarina, di cui il mondo venne a conoscenza tramite le foto scattate da Michael Hoult e Larissa Brill, che secondo gli scienziati avrebbe potuto aiutare la barriera corallina a sopravvivere ai devastanti cambiamenti climatici.
Che fine ha fatto? Dov’è diretta? E ancora, quali sono le sue effettive origini? A queste domande hanno cercato di rispondere numerosi ricercatori: per quanto riguarda le origini, sono state svelate da una ricerca pubblicata sul Journal of Volcanology and Geothermal Research, dove si spiega che è nata da un’eruzione vulcanica sottomarina avvenuta vicino all’isola di Tonga.
Mentre secondo quanto riporta The Guardian, i ricercatori del Geomar Helmholtz Center for Ocean Research, Kiel, Germania, grazie alle immagini satellitari, hanno tracciato il suo viaggio attraverso il Pacifico, scoprendo che dovrebbe raggiungere l’Australia a fine gennaio o inizio febbraio.
Per quanto riguarda invece la sua capacità di raccogliere organismi marini favorendone la crescita e la diversificazione, contribuendo al ripopolamento della barriera corallina, come ipotizzato inizialmente, ci sono cattive notizie.
Innanzitutto perché è troppo piccola, come dichiarato dal professor Terry Hughes, direttore del ARC Center of Excellence for Coral Reef Studies presso la James Cook University, secondo il quale, fra l’altro, i coralli si depositano raramente sulla pomice.
Pumice tutorial:
1. The pumice raft is 1/2,000th the size of the #GreatBarrierReef
2. Corals only rarely settle on pumice. When they do, they can't get off.
3. About 25 billion corals still alive on the #GreatBarrierReef produce quite a few larvae. https://t.co/eNvVAq84tR https://t.co/KQq7DiwMPv pic.twitter.com/VJRHnrk6j3— Terry Hughes (@ProfTerryHughes) August 26, 2019
Hughes ha infatti dichiarato ad Australia’s Science Channel che i coralli non amano attaccarsi a qualcosa di mobile, come la “zattera”, ma preferiscono substrati solidi:
“La pomice galleggia e i coralli non amano attaccarsi a qualcosa che oscilla sull’oceano. Di solito quando un piccolo corallo è pronto a stabilirsi, si dirige un po ‘più in profondità e cerca angoli e fessure su una scogliera. Sta cercando un substrato solido. Non vuole essere collegato a qualcosa che è mobile.”
Inoltre, secondo Hughes, anche se dovessero formarsi nuovi coralli sani grazie alla zattera, non basterebbero per aiutare la Grande Barriera Corallina a riprendersi, perché l’unica cosa in grado di salvarla è l’intervento tempestivo sul riscaldamento globale, da cui dipende il grave fenomeno dello sbiancamento dei coralli, sempre più frequente negli ultimi anni.
Dello stesso parare la biologa del corallo Rebecca Albright della California Academy of Sciences, secondo la quale la pomice potrebbe addirittura corrodere i coralli, come ha dichiarato a Scientific American.
In definitiva, secondo i ricercatori, pensare che la zattera salverà la Barriera Corallina è pura illusione, solo un intervento tempestivo sui cambiamenti climatici e una drastica riduzione dell’inquinamento possono far sperare in un cambiamento.
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