Il CETA è in Senato, oggi è il giorno del voto. Da tempo l’opinione pubblica fa sentire la propria voce contro l’accordo commerciali Ue-Canada che potrebbe avere effetti devastanti come l’ingresso di OGM e pesticidi attualmente vietati.
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Il CETA è arrivato in Senato, oggi è il giorno del voto. Da tempo l’opinione pubblica fa sentire la propria voce contro l’accordo commerciale Ue-Canada che potrebbe avere effetti devastanti come l’ingresso di OGM e pesticidi attualmente vietati; nelle ultime ore la protesta è cresciuta esponenzialmente, sebbene dell’accordo si parli davvero troppo poco.
La mobilitazione instancabile contro il CETA
Un tweetstorm e lettere ai senatori italiani in cui si dichiara che non riceveranno più voti se il CETA sarà ratificato: sono soltanto due delle forme di protesta e mobilitazione messe in atto per sensibilizzare sui pericoli della ratifica del CETA e portare il Senato almeno ad un rinvio del voto. Un ultimo appello è stato raccolto dal presidente del Senato Pietro Grasso, che ha ascoltato CGIL, Coldiretti, Legambiente, Adusbef, Movimento Consumatori, Federconsumatori, Fairwatch, Greenpeace, Slow Food, Arci, e Acli Terra.
“Gli accordi commerciali possono avere – e hanno spesso avuto in passato – un impatto di grande rilievo sull’ambiente e sull’economia dei Paesi coinvolti. Un impatto che riguarda la vita quotidiana di tutti i cittadini. Trovo quindi comprensibile l’appello ad un esame attento e scrupoloso delle norme all’attenzione delle aule parlamentari e sono sicuro che esso non resterà inascoltato”, ha dichiarato Grasso in questa occasione. Ma il gran giorno del voto è arrivato.
Qui il testo completo dell’accordo
Perché non è urgente la ratifica del CETA
Sono vari i motivi per cui non c’è alcuna fretta di votare. Innanzitutto, è la società civile a mostrare grande preoccupazione sugli effetti dell’accordo e occorrerebbe tempo per un ascolto attento di queste istanze. In secondo luogo, in Francia la Corte Costituzionale deve pronunciarsi su un ricorso che porta la firma di 106 parlamentari e che solleva il problema di costituzionalità del CETA. Infine, il Canada l’assemblea legislativa del Quebec si riunirà soltanto a settembre; significa cioè che la legge sull’implementazione del CETA è in standby e l’accordo non potrebbe comunque entrare in vigore immediatamente.
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Favorevoli e contrari
Da un lato, chi chiede tempo per valutare le conseguenze del CETA ne enfatizza i pericoli su vari fronti: sull’ordinamento democratico, l’uguaglianza di fronte alla legge, l’occupazione, il settore agricolo e agroalimentare, i diritti dei consumatori e dei lavoratori, il settore dei servizi, il principio di precauzione, la salute e l’ambiente.
Ma c’è anche chi sostiene che il CETA possa essere vantaggioso. È il caso della CNA, che in questi giorni di audizioni al Senato si è espressa così:
“L’intesa mira a favorire gli scambi commerciali ma garantisce gli alti standard qualitativi europei, soddisfa le regole di origine e difende i marchi registrati. I settori che ne beneficerebbero sono numerosi, dalle macchine industriali ai mobili, dalle calzature all’agroalimentare, comparti nei quali il Made in Italy conta campioni eccellenti e le piccole imprese, ossatura del nostro sistema produttivo, hanno un ruolo trainante. Un accordo, insomma, che potrebbe contribuire a irrobustire la crescita economica attuale, ancora gracile”.
I pericoli del CETA Abbiamo più volte elencato i rischi dell’approvazione del trattato Ue-Canada, ne riepiloghiamo anche in questa occasione alcuni:
Ingresso di ogm e pesticidi vietati
È vero che esiste in Italia il divieto di coltivare ogm, così come è altrettanto vero che il Parlamento Ue aveva ribadito “il diritto degli Stati a rifarsi al diritto nazionale” per tutelare la salute, la sicurezza o l’ambiente. Ma restano le preoccupazioni, soprattutto visto che l’Italia non si è imposta in Europa per evitare che se ne autorizzassero di nuovi. Il CETA è un favore alle multinazionali?
Importazione di prodotti derivati da animali trattati con ormoni della crescita
In questo caso non si tratta di una semplice preoccupazione: nel trattato si parla propri di questo, dell’importazione di prodotti derivati da animali trattati con ormoni della crescita. Un gravissimo pericolo.
3) Equiparazione delle misure sanitarie/fitosanitarie di Europa e Canada
Di fatto, con il CETA non serviranno controlli sui prodotti nel Paese in cui vengono venduti quando si dimostrerà l’equivalenza con quelli commercializzati dalla controparte. La base sarebbero una serie di linee guida che consentono quindi di equiparare le misure sanitarie e fitosanitarie in vigore nei due Paesi di riferimento.
Largo al glifosato
Alcuni prodotti coltivati in Canada prevedono l’impiego di erbicidi. Basti pensare al grano. L’Europa intanto cosa fa? Il 14 giugno il Parlamento Ue ha votato la proposta della Commissione per vietare l’utilizzo di pesticidi nelle Ecological Focus Area. La proposta è passata, la maggioranza degli europarlamentari ha votato in realtà contro la proposta, ma non è stata raggiunta la maggioranza necessaria. A dicembre scade il rinnovo di 18 mesi della licenza di vendita del glifosato, il 19 e 20 luglio intanto i vari governi inizieranno le discussioni sulla proposta che poi sarà votata nei mesi successivi. Entro fine 2017 la Commissione Ue dovrà pronunciarsi. Il tempo stringe, il Parlamento Ue non mostra segnali forti e, quindi, la ratifica del CETA non può che destare grandi preoccupazioni.
I rischi del CETA sono molti, li abbiamo racchiusi in questo articolo: CETA: approvato in segreto dal Parlamento Ue, ecco i 7 maggiori rischi
Anna Tita Gallo