Il terribile terremoto di magnitudo 7.8 della scala Richter che, lo scorso 13 novembre, ha colpito in piena notte la Nuova Zelanda, scatenando uno tsunami con onde di due metri e mezzo, è riuscito a cambiare anche la geografia della regione.
Il terribile di magnitudo 7.8 della scala Richter che, lo scorso 13 novembre, ha colpito in piena notte la Nuova Zelanda, scatenando uno tsunami con onde di due metri e mezzo, è riuscito a cambiare anche la geografia della regione.
Vi avevamo già dato notizia del terremoto, delle scosse ravvicinate e dei 45 smottamenti che avevano causato la morte di due persone.
I danni estesi sono ancora ben visibili e già dopo poche ore dal sisma, si parlava del sollevamento del fondale marino. Adesso a documentare ulteriormente come la geografia della regione sia cambiata, soprattutto vicino all’epicentro, sono le immagini catturate da Kate Pedley, docente del Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università di Canterbury.
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Durante un sopralluogo, Pedley e i suoi ricercatori si sono imbattuti in una voragine che prima del terremoto non c’era. Gli scatti che vedete sono stati fatti nelle campagne intorno Waiau, a circa 30 km ad est di Hanmer Springs, dove le conseguenze del terremoto sono state evidenti.
Una sezione della terra appare sollevata verticalmente, tanto da formare una parete rocciosa. Secondo il team è una massiccia frattura del paesaggio in un luogo in cui non dovrebbe esserci una faglia, per questo motivo continuano gli studi e le ricerche attorno a tutta la zona.