Mauritius: migliaia di volontari senza mezzi stanno rischiando la salute e multe salate per contenere la marea nera

Continuano le operazioni di pulizia per limitare il disastro ambientale provocato dalla fourisciuta di petrolio nei mari dell’isola di Mauritius.

Alla fine dello scorso luglio, la nave giapponese MV Wakashio si è arenata sulla barriera corallina. Pochi giorni dopo, il mare agitato ha aperto una fessura nell’imbarcazione, dalla quale ha iniziato a sgorgare il gasolio trasportato a bordo.

Si stima che già circa 1000 tonnellate di petrolio siano già state riversate nelle acque, minacciando un luogo protetto, santuario per la fauna selvatica, in cui sono presenti coralli millenari e foreste di mangrovie.

Il petrolio sta viaggiando lungo la costa per diversi chilometri e ci potrebbero volere decenni per rimediare a un disastro ambientale di una simile portata.

Inoltre, le onde e i forti venti stanno allargando sempre più le crepe nell’imbarcazione e rischiano di provocare la rottura della nave nell’arco di poche ore.

Se la nave dovesse spezzarsi, la situazione potrebbe precipitare, con danni dieci volte superiori rispetto ad ora.

Diversi volontari tra cui l’attivista David Sauvage si sono recati sul posto e hanno iniziato a lavorare senza sosta per frenare la perdita e impedire la rottura della nave che farebbe fuoriuscire altre 3000 tonnellate di gasolio.

Per riuscire fermare la diffusione del petrolio utilizzano materiali a basso costo e facilmente reperibili sul posto, come le foglie di canna da zucchero essiccate, usate per assorbire la macchia nera che sta inondando le coste.

Insieme a Savage stanno lavorando migliaia di cittadini arrivati da tutta l’isola, nonostante il governo abbia ordinato di non intervenire nelle operazioni di pulizia.

Muniti di guanti, maschere e tute si tuffano nella melma nera nel tentativo di ripulire il mare come possono, rischiando la loro salute, sanzioni e potenziali altre pene.

Gli abitanti di Mauritius sono disposti a tutto pur di salvare la loro isola dal disastro della marea nera. Il paese, da poco uscito dalle restrizioni date dall’emergenza sanitaria, stava cercando di rilanciare il turismo.

Ora le scuole della regione sono di nuovo chiuse a causa dell’odore opprimente che permea l’aria e tutta la zona è inaccessibile, perché c’è il rischio di venire a contatto con sostanze pericolose.

Il disastro ambientale in atto avrà dunque ripercussioni gravissime sull’ambiente e sulla vita di oltre un milione di persone: il paese potrebbe assistere a una crisi senza precedenti.

“Abbiamo visto il trailer, ma non ancora il film, della crisi a venire. È un disastro. Non avrei mai immaginato una cosa simile, nemmeno nei miei peggiori incubi”, ha dichiarato Vikash Tatayah, direttore della Mauritian Wildlife Foundation.

Tutti stanno facendo il possibile e nel frattempo aumentano le pressioni sul governo perché spieghi il motivo per cui non si è agito prima, per prevenire questo terribile dramma.

Fonti di riferimento: NBC News/CNN

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