Vittoria storica in California: gli indigeni Shasta rientrano in possesso delle loro terre ancestrali dopo 100 anni

Nei giorni scorsi, il governatore della California Gavin Newsom ha annunciato che lo Stato sta collaborando con la nazione indiana Shasta per trasferire di nuovo alla tribù oltre 2mila acri (poco più di 800 ettari) nella contea di Siskiyou. Un momento significativo per il popolo indigeno, rimasto senza terre da più di 100 anni

La tribù Shasta riconquisterà la terra a lungo sepolta da un bacino idrico. Man mano, infatti, che procedono i lavori per rimuovere ben quattro dighe lungo il fiume Klamath – il più grande progetto di ripristino fluviale nella storia americana – non verrà ristabilito solo l’habitat e il percorso dei salmoni, ma le terre a lungo sepolte da quelle acque presto verranno bonificate e restituite agli indigeni che ne furono derubati più di 100 anni fa.

A cinque anni dalle scuse dello Stato della California ai popoli nativi americani, il governatore Gavin Newsom ha di fatti annunciato il sostegno alla restituzione di oltre 800 ettari di terra ancestrale alla Shasta Indian Nation. Una restituzione che è a pieno titolo una delle più grandi nella storia d’America.

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La nazione indiana Shasta è soddisfatta della decisione del Governatore di sostenere la restituzione delle nostre terre ancestrali e dei luoghi sacri. Avere accesso ai nostri luoghi cerimoniali, compreso il luogo della nostra Prima Cerimonia del Salmone, è fondamentale per la salute spirituale ed emotiva del nostro popolo. La cerimonia non ha più luogo da quando le terre furono espropriate per la costruzione della diga di Copco, oltre 100 anni fa. Questo rappresenta l’inizio di una giustizia riparativa per il nostro popolo, ha affermato Janice Crowe, presidente della Shasta Indian Nation

La storia del popolo Shasta

Per millenni, il popolo Shasta ha abitato quella regione della California settentrionale che si estende dalla Seiad Valley a est, circondata dai fiumi Klamath, Scott e Shasta, e a nord-est fino a Jenny Creek e nel sud dell’Oregon.

Le tribù Kikacéki e Kutarawaxu di Shasta vivevano e lavoravano nelle terre circostanti il fiume Klamath a circa 35 miglia a nord-est di Yreka. La terra dei Kikacéki comprende anche K’účasčas, un luogo sacro ai membri della tribù intorno alla foce del Fall Creek.

La loro libertà cominciò a incrinarsi con l’arrivo dei coloni e dei cercatori d’oro negli anni ’50 dell’Ottocento. Poi arrivarono agricoltori, allevatori, taglialegna e altri coloni ancora, in mezzo a massacri, matrimoni forzati, stupri e perdita delle loro terre. Come se non bastasse, la stretta valle col fiume serpeggiante che si snodava lungo i fondali, era considerata anche un buon posto per portare l’elettricità nella contea di Siskiyou e in altre parti della California settentrionale e dell’Oregon meridionale. Le persone della piccola tribù furono allontanate dalle loro case attraverso l’esproprio.

La Siskiyou Electric Light and Power Company iniziò a costruire la prima diga, la Copco No. 1, nel 1910. La società fu riorganizzata come California-Oregon Power Company, o Copco. Tra il 1910 e il 1962, la società costruì altre tre dighe, tutte per generare servizi elettrici.

Da allora la tribù, composta da 300 membri, ha combattuto per riavere almeno una parte delle loro terre ancestrali. Ma, oltre alla perdita di terre indigene, le dighe, una alla volta, si sono rivelate catastrofiche anche per salmoni, trote e altri pesci migratori.

Per decenni, le tribù lungo il Klamath hanno combattuto la propria battaglia per rimuovere le dighe. Sforzi poi concretizzati solo nel 2022 con l’entrata in vigore dell’accordo sulla rimozione della diga che ha aperto la strada alla più grande demolizione di dighe mai realizzata nella nazione.

Oggi, finalmente, per il popolo Shasta è fatta giustizia.

Oggi è un punto di svolta nella storia del popolo Shasta – conclude Janice Crowe, presidente della Shasta Indian Nation. Ora possiamo tornare a casa, ritornare alla cultura, tornare alle cerimonie e iniziare a tessere una nuova storia per la prossima generazione di Shasta, che potrà chiamare nuovamente casa le nostre terre ancestrali.

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