Varsavia, Conferenza sul Clima, Cop 19. Polonia, un Paese di contraddizioni? Ha preso il via ieri, lunedì 11 novembre, 2013, a Varsavia, la 19esima sessione della Conferenza sul Clima dell’Onu (Conference of the Party - Cop 19). L’appuntamento proseguirà fino al 22 novembre e sarà incentrato sul tema dei cambiamenti climatici.
Polonia, un Paese di contraddizioni? Ha preso il via ieri, lunedì 11 novembre, 2013, a Varsavia, la 19esima sessione della Conferenza sul Clima dell’Onu (Conference of the Party – Cop 19). L’appuntamento proseguirà fino al 22 novembre e sarà incentrato sul tema dei cambiamenti climatici.
Non manca però una nota stonata, che sembra rappresentare una vero e proprio affronto. Negli stessi giorni in cui si svolgerà la Conferenza sul Clima, avrà luogo proprio a Varsavia un summit internazionale dedicato al carbone, alle nuove tecnologie e alle opportunità di innovazione e sviluppo. L’International Coal and Climate Summit si terrà il 18 e 19 novembre prossimi.
La coincidenza dei due appuntamenti sembra sottintendere la volontà della lobby polacca del carbone di puntare, mostrandola come una fonte pulita e sostenibile, proprio sulla risorsa non rinnovabile che è tra le maggiori cause di inquinamento ed emissioni di Co2 correlate ai cambiamenti climatici, oltre che alla dispersione in atmosfera di altre sostanze potenzialmente tossiche e dannose per la salute.
La Polonia favorevole al carbone starebbe dunque sfidando la comunità internazionale interessata ad intervenire per arginare i cambiamenti climatici? Ora si trovano a Varsavia i delegati di 190 Paesi del mondo, riuniti per trovare una soluzione adatta alla riduzione delle emissioni di Co2.
Lo svolgimento del summit sul carbone, a parere degli attivisti polacchi, non sarebbe altro che una strategia per favorire la lobby del carbone e gli interessi nazionali. Sarebbe invece necessario contribuire con gli Stati esteri per il raggiungimento di un accordo internazionale sul clima e sulla riduzione delle emissioni inquinanti entro il 2015.
Ecco dunque un esempio di come gli interessi economici nazionali e la corsa al profitto possano ostacolare un’azione internazionale di collaborazione tra diversi Paesi in nome di un fine comune: arginare le emissioni di Co2 per rendere la Terra un luogo ancora vivibile e agire in modo concreto per ridurre l’inquinamento e il riscaldamento globale.
Non conta che l’incontro della lobby sia incentrato sul carbone pulito e sulle tecnologie che in futuro potrebbero evitare di dirigere le emissioni inquinanti causate dalla sua combustione in atmosfera. Si tratta, come nel caso del petrolio, di una risorsa non rinnovabile, che ad un certo punto non sarà più disponibile. Perché dunque non cercare fino ad ora delle alternative al carbone che possano portare anche ad una riduzione di inquinamento e emissioni di Co2?
La risposta è nelle rinnovabili, che si spera possano essere prese in considerazione come soluzione utile dai Paesi riuniti per la Conferenza sul Clima di Varsavia. L’obiettivo? Limitare il riscaldamento globale e porre le basi di un accordo internazionale che potrebbe essere firmato a Parigi nel 2015.
Non manca un esempio concreto di schiermaneto in difesa del clima. Di fronte alla devastazione causata dal tifone Haiyan negli ultimi giorni – una delle manifestazioni più recenti dei cambiamenti climatici in atto e il più disastroso tifone mai registrato nel mondo – il delegato filippino Naderev Sano ha iniziato un digiuno di protesta, che durerà fino a quando la Conferenza sul Clima non giungerà a risultati significativi. Ciò che si teme è il nulla di fatto, come accadde a Copenhagen nel 2009, e che il digiuno contro la crisi climatica – considerata una follia da fermare ad ogni costo – possa durare a lungo, se non rivelarsi inutile.