Andare in vacanza in città trafficate e inquinate per soli 5 giorni può accorciare la vita: lo studio shock

La maggiore esposizione all’inquinamento atmosferico anche solo per 5 giorni può aumentare il rischio di subire un ictus

Un classico “ponte lungo” di vacanza in una grande città è un momento di gioia per qualsiasi turista, ma un nuovo studio suggerisce che anche pochi giorni potrebbero aumentare il rischio di subire un ictus. La causa? Una maggiore esposizione all’inquinamento atmosferico.

I ricercatori dell’Università di Giordania ad Amman hanno sintetizzato i dati di oltre 18 milioni di casi di ictus, esaminando se l’esposizione all’aria inquinata per soli cinque giorni potesse aumentare il rischio di ictus. I risultati rivelano una correlazione tra livelli più elevati di inquinanti come il biossido di azoto, il monossido di carbonio, il biossido di zolfo e varie dimensioni di particolato e un aumento del rischio di ictus.

Bastano appena cinque giorni

In poche parole, le tossine che riempiono le strade trafficate delle città di tutto il mondo potrebbero aumentare il rischio di una condizione medica fatale entro una settimana. Questo studio completo ha sottolineato un’osservazione preoccupante: con l’aumento dei livelli di inquinamento, aumentava anche la probabilità di morte per ictus.

Il biossido di azoto – prodotto principalmente dalla combustione di combustibili fossili ad alte temperature – ha mostrato un legame con un aumento del 33% della mortalità legata all’ictus. Un aumento significativo del 60% del rischio di morte è stato associato a livelli più elevati di anidride solforosa, un sottoprodotto della combustione di combustibili ricchi di zolfo.

Il dottor Ahmad Toubasi dell’Università della Giordania, responsabile dello studio, ha spiegato in un comunicato stampa:

Ricerche precedenti hanno stabilito un legame tra l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico e l’aumento del rischio di ictus. Nel nostro studio, invece di considerare settimane o mesi di esposizione, abbiamo preso in considerazione solo cinque giorni e abbiamo trovato un legame tra l’esposizione a breve termine all’inquinamento atmosferico e un aumento del rischio di ictus.

I rischi associati alle varie tossine inquinanti

Gli autori dello studio hanno valutato meticolosamente le diverse dimensioni del particolato, dal PM1 (minuscoli inquinanti di diametro inferiore a un micron) a quelli più grandi come il PM2,5 e il PM10. Le particelle più piccole, come le PM2,5, derivano tipicamente dalle emissioni dei motori, dalla combustione di combustibili industriali e dagli incendi naturali, mentre le PM10, più consistenti, sono comunemente polvere proveniente da strade o progetti edilizi.

Ecco una ripartizione dei rischi associati:

  • Biossido di azoto: aumento del rischio di ictus del 28%
  • Livelli di ozono: aumento del 5%
  • Monossido di carbonio: aumento del 26%
  • Biossido di zolfo: aumento del 15%
  • Livelli di PM1: aumento del 9% del rischio di ictus, PM2,5: 15% e PM10: 14%. In particolare, per quanto riguarda la morte per ictus, il PM2,5 ha registrato un aumento del 9% e il PM10 del 2%

Ciò significa, come ha sottolineato il dottor Toubasi che:

Esiste una forte e significativa associazione tra l’inquinamento atmosferico e l’insorgenza di ictus e la morte per ictus entro cinque giorni dall’esposizione. Questo evidenzia l’importanza degli sforzi globali per creare politiche che riducano l’inquinamento atmosferico. In questo modo si può ridurre il numero di ictus e le loro conseguenze.

Il team di ricerca ha voluto precisare che lo studio ha alcune limitazioni, soprattutto perché la meta-analisi comprende prevalentemente dati provenienti da Paesi ricchi. I dati relativi ai Paesi a reddito moderato o basso, che potrebbero sperimentare livelli di inquinamento ancora più elevati, rimangono scarsi.

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Fonte: Neurology

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