L’urina è un potenziale ed ecologico fertilizzante, per questo il suo riutilizzo potrebbe diventare una strategia ecologica per l’agricoltura, con il potenziale di salvare l’umanità dalla fame. Gli scienziati sperano sia trovato presto il modo per attuare questo piano
I fertilizzanti sintetici hanno favorito l’aumento dei raccolti, ma stanno inquinando il Pianeta. Come sconfiggere la fame, quindi, rispettando l’ambiente? Secondo alcuni scienziati può salvarci l’urina, fertilizzante naturale prodotto in grandi quantità. Ma è necessaria una strategia sostenibile di riutilizzo.
Le piante hanno bisogno di nutrienti, in particolare azoto, fosforo e potassio, che ingeriamo attraverso il cibo, prima di essere espulsi principalmente attraverso l’urina. Secondo gli esperti, questa è una grande opportunità.
Non è d’altronde un’idea nuova. Due anni fa, a Parigi, era stata disposta una vera e propria raccolta delle urine da sfruttare in agricoltura, anche attraverso i bagni pubblici.
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I fertilizzanti sintetici, infatti, in uso da circa un secolo, hanno contribuito ad aumentare i raccolti e quindi la produzione agricola, nutrendo una popolazione umana in crescita. Ma utilizzati in grandi quantità si riversano sistemi fluviali e in altri corsi d’acqua, provocando fioriture soffocanti di alghe che possono uccidere pesci e altre forme di vita acquatica.
Inoltre le loro emissioni, combinate con gli scarichi dei veicoli, producono pericolosi inquinanti atmosferici, come riportato su un documento delle Nazioni Unite, ed emettono anche protossido di azoto, un potente gas serra, contribuendo ai cambiamenti climatici.
Uno studio delle Nazioni Unite ha dimostrato che le acque reflue globali hanno il potenziale teorico di compensare il 13% della domanda mondiale di azoto, fosforo e potassio in agricoltura.
Quindi perché il riutilizzo dell’urina non è ancora il metodo principe per fertilizzare in modo naturale i campi?
Le moderne pratiche igienico-sanitarie rappresentano una delle principali fonti di inquinamento da nutrienti – spiega ad AFP Julia Cavicchi, ricercatrice presso il Rich Earth Institute degli Stati Uniti – e l’urina è responsabile di circa l’80% dell’azoto presente nelle acque reflue e più della metà del fosforo
La pipì deve essere trattata efficacemente per evitare che faccia più danni dei fertilizzanti sintetici. E prima ancora deve essere raccolta in modo efficace. Un problema enorme perché significa ristrutturare i servizi igienici e l’intera rete fognaria, anche questi, come molte altre creazioni umane, non progettati con questo scopo.
I progetti esistono ma incontrano oggettive difficoltà, anche economiche.
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Ci vuole molto tempo per introdurre innovazioni ecologiche – commenta Tove Larsen, ricercatore presso l’istituto svizzero Eawag – soprattutto un’innovazione come la separazione delle urine che è molto radicale
Secondo lo scienziato, una possibilità potrebbe essere il nuovo modello sviluppato dalla società svizzera Laufen (in collaborazione con lo stesso istituto Eawag) che offre un design in grado di convogliare l’urina in un contenitore separato.
Una volta raccolta, la pipì va quindi trattata anche se rispetto ad altri liquidi biologici non è un vettore così pericoloso di malattie. E anche questo non è banalissimo, perché comunque è necessario concentrarla se non disidratarla per ridurne il volume e il costo del trasporto nei campi.
Ma le persone sono pronte per passare al livello successivo e mangiare cibi fertilizzati con le urine?
La sfida forse più pesante è superare il disgusto pubblico, legato all’”intimità” dell’argomento e alla visione dei liquidi biologici come rifiuti.
Uno studio del 2021 ha dimostrato che l’accettabilità sociale del cibo prodotto fertilizzando con l’urina dipende dal contesto nazionale e afferma che, indipendentemente da questo:
[…] l’esistenza di un potenziale mercato per gli alimenti fertilizzati con urina, tuttavia, deve essere comunicato ad altre parti interessate nella catena dei servizi igienico-sanitari
Il percorso quindi è molto lungo e deve essere implementata una strategia multilivello per portare alla transizione.
Ma la fame del mondo è un problema reale che non può che peggiorare se continuiamo così.
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Fonte: AFP
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