Tsunami Day: anche l’Italia è sempre più a rischio maremoti per via della crisi climatica

Oggi ricorre lo Tsunamy Day, una ricorrenza per aumentare la consapevolezza del rischio maremoti (che riguarda anche l'Italia)

Fortunatamente gli tsunami non sono così frequenti, ma in diversi casi i loro effetti sono drammatici e non lasciano scampo alle persone colpite, come ci insegna la Storia. Nel corso degli ultimi 100 anni sono stati circa 60 i maremoti che hanno provocato oltre 260mila vittime. Uno dei  catastrofici si è verificato nell’Oceano Indiano nel dicembre 2004 colpendo le coste di diversi Paesi asiatici, tra cui l’Indonesia, lo Sri Lanka, l’India e la Thailandia, e provocando centinaia di migliaia di morti.

Per sensibilizzare la popolazione mondiale nel 2015 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha scelto la data del 5 novembre per istituire lo Tsunami Day, una ricorrenza che invita governi, istituzioni e cittadini alla consapevolezza di questo rischio.

Si tratta, infatti, di un problema che sarà sempre più ricorrente per l’umanità per via degli effetti della crisi climatica e dell’innalzamento del livello del mare. Entro la fine del secolo, in Europa si stima un aumento compreso tra i 40 e i 60 cm, di conseguenza i cittadini devono essere preparati per affrontare fenomeni come gli tsunami, come ricorda anche la Commissione europea.

E tra le città che nei prossimi decenni potrebbero essere sommerse dalle acque – a causa del riscaldamento globale – non c’è solo Venezia, ma anche altre come Genova, Cagliari, Napoli e Palermo, come rivelato dall’ultimo report dell’Ipcc (ente intergovernativo delle Nazioni Unite).

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Maremoti, i rischi per l’Italia

Anche in tempi recenti nel nostro Paese in cui sono avvenuti numerosi terremoti ed eruzioni vulcaniche, molto ben documentati e noti al pubblico. Per fortuna, però, raramente le coste italiane sono state interessate anche da tsunami. L’ultimo maremoto disastroso fu quello originato dal terremoto di Messina, di magnitudo 7,1, avvenuto 1908, che provocò circa 100mila vittime tra la Sicilia e Reggio Calabria.

Sebbene eventi così spaventosi siano fortunatamente rari, lo tsunami 1908 conferma che anche le coste italiane sono esposte al rischio di questi fenomeni. Il grafico realizzato dal Centro Allerta Tsunami dell’Ingv, mostra la distribuzione geografica degli eventi (terremoti ed eruzioni vulcaniche) che hanno dato origine ai maremoti avvenuti lungo le coste del Bel Paese documentati da fonti storiche.

maremoti italia

@INGV

 

In in totale dal 79 d.C. Cristo ad oggi sappiamo con certezza che circa 70 eventi di questo tipo hanno colpito le nostre coste.

Tuttavia, soltanto alcuni di questi hanno avuto effetti distruttivi” – spiega l’INGV – Gli tsunami italiani, così come in generale nel resto del mondo, sono causati principalmente da terremoti sottomarini o con epicentro in terra molto vicino alla costa. Anche le eruzioni vulcaniche e le frane, talvolta innescate proprio da scosse di terremoto, possono  generare maremoti.

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Ma come siamo messi a livello di prevenzione dei rischi e monitoraggio nel nostro Paese? Nel 2017 in Italia è stato istituito il SiAM – Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da sisma, di cui fanno parte tre istituzioni: l’Ingv – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che opera attraverso il Cat – Centro Allerta Tsunami, l’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e il Dipartimento della Protezione Civile.

Inoltre, il programma Tsunami Ready, coordinato dall’UNESCO, supporta le comunità costiere nell’adozione delle più idonee misure di preparazione a eventuali maremoti, con piani di gestione del rischio e di mitigazione degli effetti di tali eventi.

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Fonti: Centro Allerta Tsunami (INGV)/ISPRA

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