L’ultimo colpo di Trump contro l’ambiente: mette all’asta le fonti fossili dell’Alaska, ma anche i petrolieri lo boicottano

Si temeva una corsa all'oro nero da ieri, quando è partita l'asta, ma l'industria petrolifera sembra aver boicottato l'iniziativa

Doveva essere l’ultimo regalo di Trump ai petrolieri. L’ormai ex presidente degli Stati Uniti si era affrettato a mettere all’asta i diritti per l’estrazione di petrolio in Alaska e a vendere i contratti di locazione petrolifera per l’Arctic National Wildlife Refuge. Si temeva una vera e propria corsa all’oro nero da ieri, quando è partita l’asta, ma anche l’industria petrolifera sembra aver boicottato l’iniziativa.

Partita ieri, l’asta ha trovato pochi acquirenti interessati alla vendita di contratti di locazione di trivellazione di un rifugio incontaminato che ospita la fauna artica. Al momento, una sola agenzia statale dell’Alaska sembra l’unico offerente-

La vendita, che ha generato circa 14,4 milioni di dollari, ha segnato il rifiuto da parte dell’industria petrolifera e del gas di uno degli sforzi distintivi del presidente Donald Trump per espandere lo sviluppo dei combustibili fossili e minerali negli Stati Uniti. Ma non solo. Il rifiuto ha riguardato le nuove perforazioni nell’Artic National Wildlife Refuge (ANWR).

L’Alaska Industrial Development and Export Authority ha vinto 9 contratti, mentre le piccole società indipendenti, Knik Arm Services LLC e Regenerate Alaska Inc, ne hanno vinti 2. Ma i proventi ottenuti saranno ben lontani dalla stima del Congressional Budget Office del 2019 che stimava in 1,8 miliardi di dollari le offerte legate a due leasing dell’ANWR nell’arco di un decennio. Chiaramente, i funzionari del Bureau of Land Management (BLM) degli Stati Uniti hanno definito la vendita “un successo”, ma per le associazioni ambientaliste è un “fallimento epico”.

Una batosta che arriva due settimane prima dell’insediamento ufficiale alla Casa Bianca del presidente eletto Joe Biden, che si è impegnato a proteggere l’habitat diorsi polari, caribù e uccelli migratori e a vietare la vendita di nuovi contratti di locazione petrolifera sulle terre federali.

Il petrolio dell’Alaska non interessa più?

L’American Petroleum Institute, il principale gruppo commerciale statunitense di petrolio e gas, ha motivato lo scarso interesse per l’iniziativa di Trump con il calo della domanda di carburante dovuta alla pandemia ma anche coi otenziali cambiamenti della politica federale. In altre parole, Biden potrebbe ostacolare i loro piani tra una manciata di giorni, e ha promesso che farà in modo che gli Usa puntino sulle rinnovabili, non sul petrolio.

Un territorio ostico. Si stima che la pianura costiera del rifugio contenga fino a 11,8 miliardi di barili di petrolio. Tanti. Ma si tratta di un’area priva di strade, sentieri e infrastrutture, fattori che probabilmente hanno ridotto al minimo l’interesse delle società di perforazione, che potrebbero dirottare altrove il loro sguardo, con un dispendio economico minore.

Per ad Adam Kolton, direttore esecutivo dellAlaska Wilderness League

“Questa vendita di locazione è stata un epico fallimento per l’amministrazione Trump e il Congresso dell’Alaska. Dopo anni di promesse di guadagni e di posti di lavoro, hanno organizzato una festa per loro stessi, con lo stato che è uno degli unici offerenti. Sappiamo da tempo che il popolo americano non vuole perforare l’Arctic Refuge, la gente di Gwich’in non lo vuole, e ora sappiamo che nemmeno l’industria vuole il petrolio. Il popolo americano non chiuderà un occhio sulla liquidazione di questo tesoro nazionale. Il presidente eletto Biden, che ha seguito un ambizioso programma per il clima e la promessa di proteggere l’Arctic Refuge deve agire con forza il primo giorno per mettere un freno a questa calamità”.

La speranza delle associazioni è che i tribunali riterranno illegale  il programma di trivellazione dell’Arctic Refuge dell’amministrazione Trump perché viola le leggi ambientali fondamentali e ignora la necessità di garantire la sicurezza alimentare delle popolazioni indigene e l’insostituibile valore della fauna selvatica e della natura.

Una buona notizia, forse l’unica arrivata dall’America in queste ore. Ma mentre i sostenitori di Trump hanno preso d’assalto il Campidoglio degli Stati Uniti, la Casa Bianca non ha commentato la vendita.

Fonti di riferimento: Reuters, BBC, Alaska Wilderness League

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