Trivelle: quel vuoto normativo sui gravi incidenti che agevola le compagnie petrolifere

Il nuovo decreto sulle trivelle recentemente firmato dal Ministro dell'ambiente non ha colmato un importante vuoto normativo visto che per i procedimenti Via-Vas non viene richiesta la valutazione del pericolo di incidente rilevante

Trivelle, chi ci tutela in caso di gravi incidenti? C’è un vuoto normativo sulla valutazione dei pericoli che agevola le compagnie petrolifere, parola di Greenpeace

Il nuovo decreto sulle trivelle recentemente firmato dal Ministro dell’ambiente non ha colmato un importante vuoto normativo visto che per i procedimenti Via-Vas non viene richiesta la valutazione del pericolo di incidente rilevante. Cosa significa in parole povere?

Di recente, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha firmato un decreto ministeriale relativo ai procedimenti di Valutazione di Impatto Ambientale per le attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare. Il decreto, anche se specifica le modalità di smaltimento dei rifiuti e delle tempistiche di dismissione delle piattaforme per ricevere l’autorizzazione all’esplorazione in mare, secondo Greenpeace non ha colmato un importante vuoto normativo.

Accusa Greenpeace che per queste attività infatti continuerebbe a non essere richiesta la valutazione del pericolo di incidente rilevante.

Cosa si intende per incidente rilevante?

Quest’ultimo, secondo quanto disciplinato dal decreto legislativo 105/2015, è un evento come un’emissione, un incendio o una esplosione di grande entità che dia luogo a un pericolo grave per la salute umana o l’ambiente, relativo a uno stabilimento in cui si lavori con delle sostanze pericolose.

Quindi, di fatto, ancora oggi, non vengono considerati i rischi più grandi che potrebbero derivare dalle esplorazioni.

“Nello stesso decreto sono state escluse dall’attuazione della Direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti tutte le attività di esplorazione e sfruttamento offshore di idrocarburi” dice l’associazione che sperava che il nuovo decreto firmato da Costa potesse ovviare a questa mancanza.

Tale lacuna permetterebbe, quindi, alle compagnie petrolifere di procedere alla richiesta di nuovi progetti di trivellazione senza presentare alcuno scenario di rischio rilevante.

Ricordiamo che al momento è previsto lo stop di 18 mesi alle ricerche di idrocarburi in mare. Inoltre, è previsto un aumento di 25 volte dei canoni annuali di coltivazione e stoccaggio degli idrocarburi. Di conseguenza tutte le compagnie petrolifere che vorranno farlo si troveranno a sborsare una tassa decisamente maggiore rispetto al passato. In questo modo, il governo spera di disincentivare coltivazione e stoccaggio.

Peccato però che ci sia anche una moratoria di 24 mesi per i procedimenti autorizzativi volti alla prospezione e alla ricerca di idrocarburi che salva le estrazioni che ”potranno continuare fino a esaurimento”.

“Cosa intende fare il governo durante questi diciotto mesi di moratoria? Vuole perdere altro tempo occupandosi di minuzie o intende affrontare questioni serie? Se si vuole davvero uscire dall’era delle fossili è ora che si inizino a prendere provvedimenti seri, a partire dall’obbligo di valutare il pericolo di incidente rilevante anche per le piattaforme che estraggono idrocarburi in mare” ha detto Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di Greenpeace.

Secondo le leggi attuali, da una parte per si può procedere all’autorizzazione ad esempio di progetti come “Offshore Ibleo” di ENI al largo di Licata in Sicilia senza che vengano considerati i pericoli più gravi di tali attività, ma dall’altra nelle prescrizioni viene chiesto di presentare i possibili scenari in caso di incidente rilevante, dice l’associazione.

“Sulle #trivelle conoscete tutti il mio pensiero e la mia posizione: come è scritto nel contratto di governo vogliamo defossilizzare il Paese e stiamo lavorando in questa direzione. Oggi facciamo un passo in più per garantire i cittadini e tutelare l’ambiente. Un atto pensato anche e soprattutto per il futuro, e per le prossime generazioni” sono state le parole di Costa.

Per ora, però, stando almeno alle valutazione delle associazioni ambientaliste, resterebbero solo parole…

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Francesca Mancuso

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