Inutile girarci intorno. Ombrina mare non è altro che una vera e propria raffineria in mezzo alle acque. Questo progetto petrolifero che consiste in una grande nave (FPSO) lunga 350 metri e larga 30 racchiude al suo interno quello di una raffineria, che qualora il progetto venisse approvato, rimarrebbe ormeggiata di fronte alla Costa dei Trabocchi per 24 anni. Qui tratterebbee il greggio dei pozzi che faranno capo alla piattaforma Ombrina
Inutile girarci intorno. Ombrina mare non è altro che una vera e propria raffineria in mezzo alle acque. Questo progetto petrolifero che consiste in una grande nave (FPSO) lunga 350 metri e larga 30 racchiude al suo interno quello di una raffineria, che qualora il progetto venisse approvato, rimarrebbe ormeggiata di fronte alla Costa dei Trabocchi per 24 anni. Qui tratterebbe il greggio dei pozzi che faranno capo alla piattaforma Ombrina.
A denunciare quanto potrebbe accadare da qui a breve sono stati WWF e Legambiente, che hanno reso noti i documenti ufficiali delle industrie che realizzano le FPSO, che definiscono tali strutture proprio “refinery”, o ancora “Offshore refining plants”, come spiega la Samsung Heavy Industries: impianti di raffinazione offshore. Inoltre, a loro avviso il procedimento di Valutazione Impatto Ambientale risulterebbe “profondamente viziato“.
Forti di avere le carte dalla loro, le due associazioni hanno smentito quanto sostenuto dal Presidente di Confindustria Chieti, Primavera che aveva detto: “La raffineria trasforma il petrolio in combustibile e ha il suo peso sul territorio e su questo siamo pienamente d’accordo; il cosiddetto centro oli, invece, si occupa del primo trattamento del petrolio, per separare l’acqua e togliere lo zolfo, e a queste strutture non siamo contrari.” Secondo Primavera inoltre, “alla popolazione non si può dire che un centro oli è una raffineria, bisogna essere chiari“. Tuttavia, consigliano le associazioni, è bene non fidarsi dei dati forniti dai petrolieri e di informarsi da fonti terze.
E i termini utilizzati nel progetto FPSO e refinery non lasciano spazio a dubbi. Cosa potrebbe aver portato Primavera ad affermare che non si tratta di una raffineria? Un solo fatto: Ombrina mare non eseguirebbe un completo processo di raffinazione, ma le associazioni non sono affatto d’accordo e hanno replicato che si tratta a tutti gli effetti di una raffineria “in cui si realizza una delle fasi più impattanti a livello ambientale, quella che necessita di una fase di incenerimento“.
Occorre a questo punto essere chiari. Ciò che gli abruzzesi potrebbero vedere sorgere di fronte alla loro costa e è una vera e propria raffineria galleggiante.
Ma c’è un lato ancora più inquietante in questa vicenda. Secondo quanto imposto dal decreto Prestigiacomo, il Ministero dell’Ambiente avrebbe dovuto chiudere tutti i procedimenti in corso alla data della sua entrata in vigore. Tuttavia, questi ultimi, Ombrina mare incluso, sono stati solo sospesi: “Questa conclusione è rafforzata dal parere che il Consiglio di Stato ha rilasciato a gennaio 2012, con il quale è stato chiarito inequivocabilmente il significato da attribuire ad alcune disposizioni contenute nel decreto Prestigiacomo – spiega Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo – come, ad esempio, cosa debba intendersi per ‘aree marine e costiere protette’, per ‘titoli abilitativi’ o per ‘provvedimenti di proroga’ dei titoli rilasciati. A tal proposito, risulta singolare anche l’atteggiamento del Governo Monti, e in particolare del Ministro Passera, che, a soli quindici giorni dal parere del Consiglio di Stato che nei fatti poneva fine alla questione Ombrina Mare, ha ritenuto di modificare il decreto Prestigiacomo e le disposizioni in campo ambientale, sanando e riaprendo la procedura della Medoilgas senza dar seguito pienamente a quanto richiesto da Consiglio. Tutto questo potrebbe inficiare non solo la vicenda Ombrina mare, ma gran parte dei procedimenti riavviati nel 2012“.
Francesca Mancuso
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