Quanto ci costa già adesso, e quanto ci costerà in futuro, l'enorme impatto ambientale dell'industria del petrolio? A Presadiretta è stata raccontata l'altra faccia dello Sbloccaitalia
In Basilicata si estrae l’80% di tutto il Petrolio italiano ormai da 25 anni. Ma quanto ci costa già adesso, e quanto ci costerà in futuro, l’enorme impatto ambientale dell’industria del petrolio? È un caso se più del 50% dei sindaci della Basilicata è contrario allo #Sbloccaitalia, una legge promulgata il 12 novembre dello scorso anno passata a colpi di fiducia sia alla Camera e al Senato?
Sì, perché contro il provvedimento si è espressa tutta l’opposizione: il Movimento Cinque Stelle, Forza Italia, Sel, La Lega Nord e Fratelli Di Italia. A votare a favore sono stati solo Pd, Ncd e Scelta Civica. Ma cos’è lo Sblocca Italia? E perché è pericoloso?
Sbloccaitalia è fatto di 45 articoli e riguarda 3,9 miliardi di spesa pubblica aggiuntiva, che dovranno servire a far aprire nuovi cantieri di strade, autostrade, ferrovie, metropolitane. E poi ci sono le semplificazioni procedurali e burocratiche. Insomma, provvedimenti che devono servire appunto a sbloccare l’Italia e a farla ripartire e correre di nuovo
Solo la parte dello sbloccaitalia che riguarda l’energia, il gas e le nuove estrazioni di petrolio per il Governo vale nuovi centomila posti di lavori, investimenti per 17 miliardi di euro e un risparmio nella bolletta energetica degli italiani di 200 miliardi di euro in 20 anni. Questi sono i numeri del Governo.
Ma a Presadiretta ieri sera è stata raccontata l’altra faccia della medaglia. Al centro dell’inchiesta di Riccardo Iacona con Danilo Procaccianti, Rebecca Samonà e la collaborazione di Elisabetta Camilleri, c’è proprio la scommessa del governo di raddoppiare l’estrazione di gas e di petrolio per produrre nuova ricchezza e nuovi posti di lavoro. Con lo Sblocca Italia, infatti, l’iter per le autorizzazioni alle trivellazioni sarà più veloce e più facile.
Ma è questa la strada da seguire? Le telecamere della trasmissione hanno dato voce ai due scienziati Armaroli e Balzani, che avevano inviato una letteraal governo insieme a molti altri colleghi per chiedere:
“di stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere l’economia e l’occupazione, diminuire l’inquinamento, evitare futuri aumenti del costo dell’energia, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri Paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la produzione di gas serra e custodire l’incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari”, rinunciando “ad estrarre le nostre esigue riserve di combustibili fossili e in un intenso impegno verso efficienza, risparmio energetico, sviluppo delle energie rinnovabili e della green economy”.
Secondo gli scienziati, la politica energetica italiana è ferma agli anni ’50:
Per gli scienziati Armaroli e Balzani politica energetica italiana è ferma agli anni ’50. Non è futuro ma rimasticare passato #Presadiretta
— Presa Diretta (@Presa_Diretta) 22 Febbraio 2015
L’Italia ha pochissimo petrolio e gas, ma ha tanto, tantissimo sole, che, come altre fonti rinnovabili, è in grado di generare energia con un bassissimo impatto ambientale. Altro che petrolio e trivelle. Eppure il premier Renzi aveva fino da subito capire qual era il suo punto di vista, sottolineando che non sarebbero stati “quattro comitatini” a fermarlo.
Le previsioni sono di 250 mln euro all’anno per Basilicata, tra il vecchio e nuovo.Ma quanto vale il patrimonio naturale della Basilicata?
— Presa Diretta (@Presa_Diretta) 22 Febbraio 2015
Immensamente di più. E potremmo salvaguardare l’uno e l’altro, se solo volessimo. Se solo ci opponessimo alle lobby fossili. Se lo “Sblocca trivelle”, com’è stato soprannominato lo Sblocca Italia, venisse votato in un referendum, sarebbe abrogato. Non stupiamoci. Il 51% degli italiani è contrario ad altre trivellazioni petrolifere.
Roberta Ragni
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