La Northern Petroleum torna all'attacco dei nostri mari. In barba alle burrascose vicende politico-economiche del Bel Paese, la società inglese non ha perso tempo e, dopo aver effettuato le prime rilevazioni a largo della costa Brindisina, è pronta a dare il via alle rilevazioni in 3D grazie alle nuove autorizzazioni
La Northern Petroleum torna all’attacco dei nostri mari. In barba alle burrascose vicende politico-economiche del Bel Paese, la società inglese non ha perso tempo e, dopo aver effettuato le prime rilevazioni a largo della costa Brindisina, è pronta a dare il via alle rilevazioni in 3D grazie alle nuove autorizzazioni. A rivelarlo sono i rappresentanti dell’Associazione Folgore di Trani, Nunzio Di Lauro, e l’Associazione Demetra di Trani, Roberto Caressa, componenti del Movimento Ambientalista BAT.
“Come si evidenzia dai documenti scaricabili dal Portale Ambientale della Regione Puglia, la Northern Petroleum ha richiesto ed ottenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico -spiegano i rappresentati in una nota congiunta- il nulla osta all’ampliamento delle Prospezioni Geofisiche 3D lungo le nostre coste dell’Adriatico per altri 600 kmq, per un totale di 1.200 km quadrati, al largo delle coste brindisine. Successivamente, in data 20 marzo 2012 la Northern Petroleum ha presentato Istanza di avvio della procedura di Valutazione Impatto Ambientale (VIA) relativamente al progetto Prospezione Geofisica 3D Adriatico Meridionale nell’ambito di Permessi F.R39.NP e F.R40.NP“.
Così, se avevamo lasciato le trivellazioni nell’Adriatico al 21 gennaio scorso con la grande manifestazione di Monopoli, quella in cui la Puglia pronunciò il suo “no”, da allora poco si era saputo della Northern Petroleum e del suo progetto di ricerca di petrolio. Ecco cosa stava combinando. Le Associazioni, che avvertono anche dei pericoli che queste prospezioni geofisiche 3D con air-gun possono rappresentare per i cetacei, in particolare sui delfini presenti in gran numero lungo le nostre coste pugliesi, manifestano, quindi, il proprio disappunto contro i “facili” nulla osta rilasciati dal Ministero dello Sviluppo Economico. Non si è infatti tenuto conto della manifestata volontà della Regione Puglia, delle Province e dei Comuni pugliesi, delle Associazioni Ambientaliste, di rappresentanti istituzionali e politici, dei cittadini che il 21 gennaio 2012 a Monopoli avevano manifestato apertamente e pubblicamente contro ogni tipo di attività di ricerca idrocarburi nei nostri mari e contro le eventuali successive trivellazioni di pozzi petrolifere.
“L’attività dei governi nazionali che si sono succeduti negli anni, a prescindere dalla connotazione politica, ha tracciato una via chiara nel solco dell’uso delle fonti fossili e del subordine cui le risorse ambientali, i patrimoni naturali, vengono posti rispetto all’esigenza di sfruttamento – aveva dichiarato l’assessore dell’ambiente pugliese Lorenzo Nicastro alla presentazione della manifestazione del 21- ed è evidente come le politiche nazionali vadano in direzione ostinata e contraria rispetto alle istanze delle Puglia e delle popolazioni mediterranee che ritengono il proprio mare non solo una risorsa economica, per turismo o attività marinare, ma anche e soprattutto un veicolo di scambio e crescita culturale“.
Così, nonostante la Regione avesse espresso sempre pareri Via negativi nell’ambito dei processi autorizzativi nazionali (pareri obbligatori, ma non sono vincolanti), nononstante il no alle trivelle fosse statao espresso in modo forte e chiaro, nonostante sia evidente che si rischia di danneggiare l’ecosistema marino e la sua biodiversità, l’ambiente, la pesca, il turismo dei Comuni costieri, la Northern Petroleum farà il suo sporco lavoro “nero”.
Roberta Ragni