No alle nuove piattaforme petrolifere che la Shell e la Apennine Energy vogliono installare nello Ionio a partire da gennaio. In particolare, l'Alto Ionio è a rischio trivelle. E questa situazione ovviamente non è piaciuta ai comuni che potrebbero subire le conseguenze di una simile iniziativa da parte di Shell
No alle nuove piattaforme petrolifere che la Shell e la Apennine Energy vogliono installare nello Ionio a partire da gennaio. In particolare, l’Alto Ionio è a rischio trivelle. E questa situazione ovviamente non è piaciuta ai comuni che potrebbero subire le conseguenze di una simile iniziativa da parte di Shell.
Contro le trivelle, infatti, ieri a Policoro si è svolta una manifestazione, che ha coinvolto comuni ed enti locali pugliesi, lucani e calabresi che si affacciano sullo Ionio. Nel complesso sono circa 50 i comuni, 6 le province e le 3 regioni coinvolte nei piani petroliferi del colosso Shell.
La marcia della sostenibilità è stata organizzata con il sostegno del Fai, di Greenpeace, Legambiente, Wwf, Federparchi ed Ola Ambientalista, ma vi hanno aderito anche Anci, Coldiretti, Confagricoltura e la CIA.
I piani di Shell prevedono di sondare inizialmente, a partire dal prossimo gennaio, i fondali marini ionici alla ricerca di petrolio, mettendo potenzialmente a rischio chilometri e chilometri di costa incontaminata. Da tempo, diverse società vogliono mettere le mani su uno dei paradisi del nostro paese. Tra essi, oltre alla Shell anche Eni, Northem Petroleum, Enel Longanesi, che hanno inviato le richieste ai sindaci di vari comuni della costa ionica per la ricerca di gas e idrocarburi in mare.
Nel Mar Ionio delle undici istanze di ricerca petrolifere in itinere, quattro sono già pervenute nei comuni jonici con relativo procedimento di Valutazione d’Impatto Ambientale Ministeriale. Dei quattro procedimenti arrivati nei comuni, due sono della Shell e due dell’Appennine Energy. Queste ultime riguardano le trivellazioni sottocosta e riguardano due tratti di mare che vanno da Nova Siri a Metaponto in Basilicata e da Villapiana a Rossano in Calabria. Inoltre le istanze di ricerca petrolifera sulla terraferma riguarderanno a breve tutti i comuni costieri da Manduria (Ta) a Rossano Calabro.
Il golfo di Taranto come quello del Messico? Gli abitanti delle zone dicono no, guidati dal movimento No Triv. Come riporta il Quotidiano della Basilicata, a margine dell’incontro è stato sottoscritto il “protocollo di Herackleia”, stipulato “per concordare ed attuare interventi ed azioni necessarie a scongiurare qualsiasi attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi liquidi o gassosi nel mar Jonio e sulle aree dell’entroterra, nello specifico, si oppongono fornendo parere contrario alle undici istanze presentate da sei compagnie petrolifere e a tutte le altre richieste che in futuro tenteranno di essere approvate. Tale parere contrario si fonda sulla convinzione che tali attività, di ricerca e/o estrattive, comportano la definitiva compromissione delle possibilità di sviluppo turistico del litorale Jonico, la compromissione dello sviluppo agricolo delle aree interne, nonché un impatto ambientale rilevante“.
Francesca Mancuso
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