La società Equinor ha ottenuto la seconda di 4 autorizzazioni per trivellare la Baia, nonostante l'opposizione di scienziati, ambientalisti e cittadini
Equinor, gigante dell’energia con sede in Norvegia, ha ottenuto l’approvazione del piano ambientale necessatio per iniziare a trivellare la Grande Baia Australiana alla ricerca di petrolio.
La decisione è stata annunciata oggi dalla National Offshore Petroleum Safety and Environmental Management Authority (Nopsema), accettato il piano ambientale di Equinor per la trivellazione petrolifera esplorativa nella zona.
Per poter avviare le trivellazioni esplorative in Australia sono necessarie quattro approvazioni: le società devono presentare un titolo petrolifero di esplorazione, un piano ambientale, un piano di gestione delle operazioni e un piano di sicurezza, prima di poter intraprendere qualsiasi attività offshore nel paese.
La prima autorizzazione è stata concessa a Equinor nel 2011 e oggi, con l’approvazione del piano ambientale, la società ha così eliminato il secondo, e il più significativo, dei quattro ostacoli normativi da superare prima di poter iniziare le perforazioni. Concluso l’iter, Equinor potrebbe iniziare i lavori alla fine del 2020.
Nopsema ha assicurato di aver portato avanti un rigoroso processo di valutazione che ha richiesto otto mesi di lavoro e coinvolto numerosi esperti con competenze ambientali e ingegneristiche prima di decidere di approvare il piano.
Equinor è stata invitata da Nopsema a modificare e inviare due volte il documento, che è poi stato sottoposto a una revisione pubblica che ha esaminato e tenuto contro di oltre 30mila commenti.
Il piano approvato prevede che le trivellazioni vengano effettuate in acque a oltre 2 chilometri di profondità e circa 400 km al largo della costa a Sud dell’Australia.
I gruppi ambientalisti hanno immediatamente segnalato la volontà di ricorrere alla decisione di Nopsema.
Secondo gli ambientalisti, le trivellazioni avranno un impatto negativo su un ambiente marino unico al mondo, popolato da esemplari di balena franca australe (Eubalaena australis), specie in via di estinzione.
Inoltre, il mare mosso che caratterizza l’area, rende il sito un luogo rischioso da trivellare.
Un’analisi basata su 100 simulazioni di fuoriuscite di petrolio ha mostrato che in caso di perdite, il petrolio potrebbe diffondersi nelle acque raggiungendo i chilometri di costa tra Esperance, Tasmania e Sidney.
La Wilderness Society sostiene che Nopsema abbia ignorato le preoccupazioni di scienziati, gruppi ambientalisti e cittadini che si sono opposti all’approvazione del piano ambientale di Equinor.
“Aprire un nuovo giacimento petrolifero ad alto rischio quando ci stiamo precipitando verso un catastrofico cambiamento climatico è una follia.
Ora esamineremo le nostre opzioni legali per proteggere gli australiani da questa perforazione rischiosa e indesiderata”, ha dichiarato Peter Owen, direttore della Wilderness Society.
Nopsema garantisce di aver imposto condizioni rigorose per garantire un elevato livello di protezione ambientale, necessario per il valore unico della regione e che, nel caso in cui Equinor ottenga tutte le approvazioni, sarà soggetta a ispezioni e controlli.
La portavoce dei Verdi, Sarah Hanson-Young, ha affermato che la decisione è stata uno “spettacolo horror pre-natalizio” per l’Australia meridionale.
“Gli australiani del sud non vogliono che la nostra Baia si trasformi in un giacimento petrolifero.
on vogliono che un gigante petrolifero straniero distrugga la nostra costa e uno dei nostri beni più preziosi”, ha dichiarato.
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