Ultima chance per salvare il mondo dalla plastica (ma nessuno ne parla e le lobby comandano)

A Busan, i leader mondiali sono riuniti per negoziare un trattato storico che potrebbe porre fine a questa crisi, ma il percorso è irto di ostacoli e il tempo stringe

Il conto alla rovescia è iniziato: a Busan si sta decidendo il futuro. I leader mondiali hanno pochi giorni per raggiungere un accordo storico contro l’inquinamento da plastica, ma le trattative sono un campo minato.

I delegati provenienti da 175 Paesi sono infatti riuniti per la quinta sessione del Comitato Intergovernativo di Negoziazione (INC-5) delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di raggiungere un accordo storico per contrastare l’inquinamento da plastica. Ma a pochi giorni dalla scadenza del 1° dicembre, le sfide da superare sono ancora molte.

“Mentre i negoziatori si riuniscono per raggiungere un accordo su un trattato storico che ponga fine all’inquinamento da plastica, devono assicurarsi che sia ambizioso, credibile e giusto”, ha dichiarato con urgenza il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. “Abbiamo un’opportunità storica di iniziare a costruire un mondo libero dall’inquinamento e dai rifiuti causati dalla plastica: un passo fondamentale per salvaguardare il nostro Pianeta”.

Le aspettative sono altissime, ma la strada è in salita. I negoziati procedono a rilento, tra divergenze procedurali, molteplici proposte e tentativi di tornare su argomenti già discussi in passato. Oggi, il presidente dell’INC-5, Luis Vayas Valdivieso, ha diffuso un documento che delinea le possibili misure del trattato, tra cui un elenco globale di prodotti in plastica da gestire e un meccanismo finanziario per aiutare i Paesi in via di sviluppo.

Tuttavia, i nodi cruciali rimangono irrisolti. Uno dei punti più controversi riguarda l’obiettivo di riduzione della produzione di plastica. Mentre molti Stati, guidati da Panama, chiedono un impegno concreto per limitare la produzione di nuova plastica, i Paesi produttori di petrolio e gas, come l’Arabia Saudita, si oppongono fermamente a questa misura.

“Il documento contiene un obiettivo globale per ridurre la produzione di plastica”, ha affermato Graham Forbes di Greenpeace. “Mantenere questo aspetto nel testo finale del trattato deve rappresentare un limite per qualsiasi Paese che voglia seriamente porre fine all’inquinamento causato dalla plastica”.

Anche il meccanismo di finanziamento per i Paesi in via di sviluppo è al centro del dibattito. Mentre la bozza del trattato suggerisce di legare l’attuazione dell’accordo alle risorse a disposizione dei Paesi, non è ancora chiaro come i Paesi ricchi contribuiranno al fondo e se verrà istituito un fondo separato per sostenere gli Stati più vulnerabili.

A soli due giorni dalla scadenza, una nuova bozza di testo ha evidenziato ulteriori divergenze, con otto possibili definizioni per la sola parola “plastica” e cinque opzioni per il significato di “inquinamento da plastica”. Anche la questione delle sostanze chimiche pericolose e l’articolo sulla salute rimangono punti critici.

Nonostante le difficoltà, alcuni diplomatici mantengono un cauto ottimismo. “Dobbiamo scendere a compromessi per raggiungere un consenso”, ha affermato Juan Carlos Monterrey Gomez di Panama. “Non siamo qui per negoziare un trattato di greenwashing e riciclaggio”.

Ma gli ambientalisti lanciano l’allarme. “Invitiamo i Paesi a non accettare il basso livello di ambizione riflesso in questa bozza”, ha affermato Eirik Lindebjerg del WWF. “Non contiene misure specifiche a monte, come divieti globali sui prodotti di plastica ad alto rischio e sulle sostanze chimiche preoccupanti… senza queste misure il trattato fallirà”.

Riusciranno i leader mondiali a trovare un accordo ambizioso, credibile e giusto?

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