Spesso tendiamo a sottovalutare le conseguenze umane e sociali dei cambiamenti climatici, dimenticando che, in alcune aree del mondo, il loro impatto è tale da determinare gravissime situazioni di disagio e di necessità. Come nella regione delle Sunderbans, in India, dove la povertà indotta da inondazioni periodiche, erosione della costa e violente tempeste tropicali favorisce l'azione dei trafficanti di esseri umani.
Spesso tendiamo a sottovalutare le conseguenze umane e sociali dei cambiamenti climatici, dimenticando che, in alcune aree del mondo, il loro impatto è tale da determinare gravissime situazioni di disagio e di necessità. Come nella regione delle Sunderbans, in India, dove la povertà indotta da inondazioni periodiche, erosione della costa e violente tempeste tropicali favorisce l’azione dei trafficanti di esseri umani.
Siamo nord-est dell’India, al confine con il Bangladesh, in un’ampia area in cui il delta del fiume Gange disegna una miriade di isole ed isolette. Qui, gli effetti dei cambiamenti climatici sono drammaticamente tangibili: ogni anno, quasi 200 metri di costa vengono inghiottiti dal mare e le tempeste tropicali, sempre più violente e frequenti, trascinano via case, persone e animali, lasciandosi alle spalle una lunga lista di danni, vittime e sfollati.
La precaria situazione ambientale della regione si riflette in modo drammatico sulla vita delle persone che la abitano: basti pensare che il mix di inondazioni e povertà estrema ha determinato un incremento delle sparizioni di donne e bambine, che vengono attirate con false promesse dai trafficanti di esseri umani per essere destinate al lavoro, alla prostituzione o a matrimoni forzati.
Negli ultimi dieci anni sono state circa 30 mila le sparizioni denunciate alla polizia: un dato molto elevato, certo, ma probabilmente parziale, se si considera che spesso le famiglie, per vergogna o per paura, preferiscono non esporsi e non rivolgersi alle autorità.
La tratta di esseri umani è un problema che affligge molte aree dell’India, e in particolare quelle più disagiate. Secondo le organizzazioni umanitarie, la situazione nelle Sunderbans è precipitata a partire dal 2001, facendo segnare un aumento di 25 volte dei casi di donne e bambini scomparsi. Un incremento vertiginoso, che ha portato la regione ad avere il tasso di sparizioni più elevato di tutta l’India.
Sunil Banra, responsabile di Save the Children per il Paese asiatico, ha spiegato in un’intervista rilasciata a Sam Eaton di Public Radio International che l’impennata del traffico di esseri umani è stata evidente soprattutto dopo il ciclone Aila, abbattutosi sulla regione nel maggio del 2009 e che ha causato oltre un milione di sfollati.
Le inondazioni, che si verificano ormai ogni anno e che spesso sono provocate da semplici alte maree, non erodono solo il terreno, ma privano le persone dei mezzi di sussistenza, andando ad intaccare lo stesso tessuto sociale. Le famiglie, infatti, hanno bisogno di denaro per sopravvivere, riparare le case danneggiate dall’acqua e comprare cibo. Per questo, spesso mandano i propri figli (anche bambini e bambine di 10 o 11 anni) a lavorare nelle fabbriche o a cercare fortuna nelle città. Il lavoro minorile è una pratica tanto comune da essere culturalmente e socialmente accettata nei villaggi del delta del Gange.
Questa condizione di povertà estrema rende più semplice il “lavoro” dei trafficanti di esseri umani, che hanno fatto delle Sunderbans una delle proprie basi. Arrivati nei villaggi, questi uomini senza scrupoli cercano di dapprima di conquistare la fiducia di ragazze e bambine (entrando, molto spesso, anche nelle grazie delle loro famiglie) e quindi le convincono a fuggire di casa, attirandole con la falsa promessa di un matrimonio e di una vita agiata.
Successivamente, le vittime dei rapimenti vengono vendute ai circuiti della prostituzione, dei matrimoni forzati o dell’aiuto domestico, e spesso vengono portate a migliaia di chilometri di distanza, ad esempio in Medio Oriente. La maggior parte di queste donne e bambine svanisce nel nulla: le loro tracce finiscono per perdersi, le loro famiglie non hanno idea di dove siano finite e di cosa sia stato di loro.
Save the Children India e i suoi partner locali stanno cercando di arginare la piaga della tratta di essere umani agendo sui bambini stessi, attraverso l’educazione.
Il programma cerca sia di recuperare bambini e ragazzi che hanno abbandonato gli studi per lavorare, affinché tornino in aula e ricevano un’istruzione, sia di prevenire i rapimenti. A questo scopo, i giovanissimi studenti vengono resi consapevoli dell’esistenza del problema e spronati a diffidare di forestieri che cerchino di accattivarsi la loro simpatia con parole e promesse, a controllarsi l’un l’altro e a riferire agli insegnanti eventuali situazioni sospette.
Il programma ha inoltre l’obiettivo di aiutare economicamente le famiglie, creando delle piccole banche di comunità, che siano in grado di erogare prestiti a quanti hanno perso i loro beni nelle inondazioni: in questo modo, si cerca di contrastare la diffusione del lavoro minorile, offrendo alle famiglie una soluzione alternativa per risolvere i propri problemi economici.
Negli oltre ottanta villaggi in cui il programma è operativo, il tasso di sparizioni si è quasi azzerato, tanto che le autorità indiane stanno pensando estenderlo anche ad altre aree del Paese.
Ma, per quanto utile ed efficace, il programma non può nulla contro l’altro problema delle Sunderbans, quello che è alla base di gran parte dei mali della regione: l’innalzamento del livello delle acque e la progressiva erosione del terreno. Le dighe di terra, le piccole fattorie e le case di fango e legna costruite a ridosso del fiume rischiano di cedere ad ogni minimo aumento del livello del mare. E, di anno in anno, la stagione delle piogge porta con sé allagamenti e danni di entità variabile, che colpiscono una popolazione già poverissima.
Secondo gli scienziati, entro due decenni, gran parte dei villaggi del delta del Gange scomparirà, sommersa dall’acqua, creando milioni di sfollati. Una prospettiva inquietante, che impone di agire sin da ora, per evitare l’ennesima catastrofe umanitaria.
Lisa Vagnozzi
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