Via libera al disboscamento selvaggio in una delle più importanti foreste dell'Alaska da parte dell'amministrazione Trump. Ora è ufficiale
A partire da oggi, sarà legale asfaltare strade e tagliare il legname della Tongass National Forest, che era sotto protezione federale dal 2001.
Via libera al disboscamento selvaggio e alle colate di cemento in una delle più importanti foreste dell’Alaska. Ora è ufficiale. Con un provvedimento che sembra una beffa, il governo Trump ha autorizzato l’accesso nella foresta nazionale dell’Alaska meno di due settimane dopo la firma dell’iniziativa One Trillion Trees, che avrebbe permesso di piantare miliardi di alberi.
La Tongass National Forest era protetta da oltre 20 anni ma nei giorni scorsi il presidente Trump ha rimosso le tutele di una delle più grandi foreste pluviali temperate intatte del mondo, aprendo la strada al disboscamento di oltre 3,7 milioni di ettari di foresta quasi vergine. Da oggi dunque sarà legale asfaltare strade e tagliare e rimuovere il legname secondo un rapporto del Washington Post. Si potranno radere al suolo i vecchi boschi di cedro rosso e giallo, di abete Sitka e di cicuta occidentale.
Addio dunque alla protezione federale valida dal 2001 e introdotta dall’allora presidente Clinton. Si tratta di uno dei più grandi passi indietro riguardanti le terre pubbliche che Trump abbia emanato nel corso del suo mandato. La notizia dell’intenzione del Governo Usa di rimuovere le tutele alla foresta era trapelata circa un mese fa ma ora è arrivata l’ufficialità:
Gli esperti dicono che Tongass è un “enorme serbatoio di carbonio” in cui gli alberi, alcuni dei quali hanno anche 1.000 anni, assorbono almeno l’8% delle emissioni di Co2 degli Stati Uniti continentali. Tongass ospita anche una moltitudine di specie, tra cui salmone e trota del Pacifico, cervo dalla coda nera di Sitka e la più alta popolazione di orsi bruni della nazione. Per anni, scienziati federali e accademici hanno considerato Tongass come un’oasi ecologica importantissima che vanta la più alta densità di orsi bruni del Nord America.
A destare ancora più scalpore è il fatto che il 16 ottobre Trump abbia firmato un ordine esecutivo per aderire alla One Trillion Trees Initiative del World Economic Forum, che mira a proteggere e ripristinare un trilione di alberi entro il 2030.
Ma il regolamento, pubblicato ieri dal Dipartimento dell’agricoltura e che sarà nel registro federale da oggi, renderà disponibili per la raccolta “altri 188.000 acri boschivi” pari a 76mila ettari.
Trump ha già cercato di portare l’industria del disboscamento nelle foreste protette dell’Alaska. A settembre un tribunale federale ha bloccato il piano dell’amministrazione di aprire parti dell’isola Prince of Wales di Tongass all’industria del legname. Nella decisione, il giudice Sharon Gleason ha affermato che l’analisi del servizio forestale degli Stati Uniti sugli impatti ambientali del disboscamento nell’area aveva “gravi carenze”.
La decisione di aprire la foresta al disboscamento è stata spinta dai repubblicani dell’Alaska, che hanno fatto pressioni sul presidente per la costruzione di nuove strade che potrebbero aiutare l’economia nel sud-est dell’Alaska. Ma la revisione non è stata accolta con favore praticamente da nessuno. Tutte e cinque le nazioni tribali dei nativi dell’Alaska si sono ritirate come agenzie cooperanti nel processo due settimane fa, dopo che il servizio forestale ha pubblicato il progetto di apertura dell’intera Tongass.
Popolazioni che stanno già facendo i conti con gli effetti del disboscamento, con l’aumento delle frane dopo le piogge.
Un altro regalo dell’amministrazione Trump alla vigilia delle elezioni americane.
Fonti di riferimento: WashingtonPost, Avviso del Dipartimento dell’agricoltura
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