Il tifone Hagupit, noto anche come tifone Ruby, avrebbe causato almeno 27 morti nelle Filippine. Si è abbattuto con violenza sabato scorso sull’arcipelago e ora è stato declassato a
Il tifone Hagupit, noto anche come tifone Ruby, avrebbe causato almeno 27 morti nelle Filippine. Si è abbattuto con violenza sabato scorso sull’arcipelago e ora è stato declassato al livello di tempesta tropicale.
Dopo aver colpito la città di Tacloban, ora si dirige verso Manila. Ha provocato gravi danni agli edifici e all’agricoltura, interessando soprattutto la provincia di Batangas, a Sud di Manila. Massima allerta nella capitale. I residenti delle zone più a rischio ora si trovano al riparo, in centri di accoglienza.
Dopo il tifone Hayan, nelle Filippine si è deciso di agire in modo preventivo, decidendo di far evacuare 1 milione di persone. In questo modo molte vite sarebbero state salvate. Sotto accusa i cambiamenti climatici e l’inerzia dei governanti nell’entrare in azione per cercare di limitarne le conseguenze.
“È tempo di cambiare! Il futuro è rinnovabile”, questa è la scritta con cui gli attivisti di Greenpeace la mattina dell’8 dicembre hanno dato il via ad un’importante azione di sensibilizzazione sui cambiamenti climatici in occasione della Conferenza dell’ONU sul Clima che vede i leader mondiali riuniti a Lima.
Fermare i cambiamenti climatici, questa la richiesta di Greenpeace e più in generale degli ambientalisti ai leader mondiali. Mentre i ministri e i capi di Governo sono riuniti a Lima per decidere cosa fare per salvare il Pianeta, eventi climatici drammatici hanno colpito le Filippine e i loro abitanti per il terzo anno consecutivo (tifone Bopha nel 2012 e tifone Haiyan nel 2013).
Secondo Greenpeace, i negoziati della COP20 non stanno producendo niente di utile a contrastare i cambiamenti climatici. Proprio in queste ore Greenpeace è nelle Filippine per dimostrare solidarietà alla popolazione e per dare testimonianza degli effetti del tifone Hagupit.
I piani di riduzione delle emissioni presentati negli anni dalle grandi potenze, come Cina, Usa e Europa, non si sono rivelati sufficienti per mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C. Dunque urgono azioni forti e concrete per una rapida transizione verso un futuro 100% rinnovabile entro il 2050, a partire dalla dismissione delle centrali a carbone.
Marta Albè
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