Ti racconto come i futuri medici europei si preparano a combattere le nuove malattie del riscaldamento globale

Con la creazione dell’European Network on Climate & Health Education, 25 facoltà di medicina europee, tra cui le università di Milano e Pavia, si impegnano a fornire una formazione specifica sul cambiamento climatico e i suoi impatti sulla salute

La crisi climatica non è solo un problema ambientale: i suoi effetti si riflettono in modo crescente sulla salute pubblica e, di conseguenza, sul sistema sanitario globale. In questo contesto, un’iniziativa senza precedenti sta prendendo piede in Europa. Venticinque università mediche di tutto il continente, tra cui anche l’Università di Milano e l’Università di Pavia, hanno formato una rete, l’European Network on Climate & Health Education (ENCHE), con l’obiettivo di integrare le tematiche relative al cambiamento climatico nei programmi di studio di oltre 10.000 studenti di medicina nei prossimi tre anni.

Guidata dall’Università di Glasgow, questa rete mira a preparare i medici del futuro a fronteggiare una gamma di malattie e condizioni cliniche esacerbate dal riscaldamento globale. Tra le priorità emergenti ci sono il colpo di calore, malattie infettive come la dengue e la malaria, che stanno espandendo il loro raggio d’azione a causa delle temperature in aumento e dei cambiamenti nei modelli di precipitazione.

Un curriculum per sfide globali

Tradizionalmente, il legame tra salute e cambiamento climatico ha avuto un ruolo marginale nei programmi delle facoltà di medicina. Finora, infatti, gli studenti affrontavano il tema solo in modo frammentario, con un singolo modulo o qualche lezione sporadica. L’iniziativa dell’ENCHE cambia radicalmente questo approccio, inserendo il cambiamento climatico come tema centrale del curriculum.

Secondo la dottoressa Camille Huser, co-presidente della rete e docente all’Università di Glasgow, “I futuri medici si troveranno ad affrontare malattie che già esistono, ma che il cambiamento climatico renderà più frequenti o più gravi”. Un esempio lampante è il diabete, le cui complicazioni possono peggiorare in condizioni climatiche estreme. Allo stesso modo, è previsto un aumento di complicazioni legate alla resistenza antimicrobica, che la crisi climatica contribuisce ad aggravare.

La rete ENCHE non si limiterà a fornire conoscenze teoriche: agli studenti verrà insegnato a valutare l’impatto ambientale di alcuni trattamenti. Gli inalatori per l’asma, per esempio, rilasciano gas serra, motivo per cui sarà fondamentale educare i pazienti a gestire meglio la propria condizione per ridurre l’uso di questi dispositivi o, quando possibile, passare a soluzioni più ecologiche come gli inalatori a polvere secca.

Cambiamenti climatici e nuovi scenari di malattia

L’estate del 2024 è stata la più calda mai registrata in Europa, e con l’aumento delle temperature si sono moltiplicati i casi di colpi di calore e altre patologie legate al caldo. Le malattie trasmesse dalle zanzare, come la dengue e la malaria, un tempo confinate a specifiche aree tropicali, stanno avanzando verso nuove regioni, favorendo la diffusione anche in Europa.

Le condizioni meteorologiche estreme non impattano solo le malattie infettive. Le malattie croniche, come quelle cardiovascolari, respiratorie e mentali, sono tutte influenzate da fattori ambientali, inclusi l’inquinamento atmosferico e gli sbalzi di temperatura. E con la pressione crescente sui sistemi sanitari, già in affanno, diventa cruciale dotare i medici delle competenze necessarie per fronteggiare queste sfide in rapida evoluzione.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 99% della popolazione mondiale respira aria inquinata, una condizione che contribuisce al decesso prematuro di circa 7 milioni di persone ogni anno. Le stime per il futuro non sono confortanti: senza interventi concreti, i decessi legati al calore potrebbero triplicare entro il 2050.

Salute e sostenibilità: un legame sempre più stretto

L’ENCHE non si limita a educare i futuri medici sui rischi per la salute legati al clima, ma promuove anche l’adozione di stili di vita sostenibili. I futuri medici verranno istruiti su come incoraggiare i pazienti a praticare il “viaggio attivo“, preferendo camminare o andare in bicicletta invece di usare l’automobile. Sarà incentivata anche la “prescrizione verde“, che suggerisce attività come il giardinaggio comunitario o la piantumazione di alberi, benefiche sia per la salute mentale dei pazienti che per l’ambiente.

È importante sottolineare che anche il sistema sanitario contribuisce alle emissioni globali: il settore è infatti responsabile di circa il 5% delle emissioni di gas serra. Ridurre la dipendenza dai trattamenti ad alto impatto ambientale, incoraggiare l’autogestione della salute e promuovere la prevenzione sono azioni che, oltre a migliorare la salute individuale, possono ridurre la pressione sul sistema sanitario.

Un network per un futuro medico sostenibile

La rete ENCHE è sostenuta da attori globali del settore sanitario e farmaceutico, tra cui AstraZeneca, GSK, Sanofi e Novartis, e da organizzazioni internazionali come l’OMS. Questa collaborazione pubblico-privata ha l’obiettivo di accelerare la decarbonizzazione del sistema sanitario e costruire una sanità più resiliente e rispettosa dell’ambiente.

La direttrice del Global Consortium on Climate and Health Education, Cecilia Sorensen, ha dichiarato: “Il cambiamento climatico avrà un impatto su tutti noi, ovunque, ma non allo stesso modo”. Questa affermazione sottolinea l’importanza di una formazione medica che tenga conto delle specificità regionali, preparando i futuri medici a rispondere in modo efficace alle diverse sfide sanitarie legate al clima.

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