Promette di salvare il quartiere Tamburi e Taranto dalla diffusione delle polveri trasportate dall'acciacieria ex Ilva nell'aria. Appare così la copertura dei parchi minerali, un'opera gigantesca che promette di azzerare le polveri ma che lascia comunque dei dubbi sull'effettiva messa in sicurezza e bonifica del territorio.
Promette di salvare il quartiere Tamburi e Taranto dalla diffusione delle polveri trasportate dall’acciacieria ex Ilva nell’aria. Appare così la copertura dei parchi minerali, un’opera gigantesca che promette di azzerare le polveri ma che lascia comunque dei dubbi sull’effettiva messa in sicurezza e bonifica del territorio.
Un enorme cappello che oltre a cambiare lo skyline tarantino dovrebbe evitare la dispersione delle polveri, troppo spesso accusate di aver ucciso bambini e adulti, colpevoli solo di vivere a Taranto.
Come aveva già evidenziato la maxiperizia ambientale ordinata dal gip Patrizia Todisco, ogni anno dai parchi minerali si sollevavano circa 700 tonnellate di polveri di ferro e carbone. La stessa Arpa Puglia aveva fatto sapere che l’unica possibile soluzione al problema fosse la copertura.
Nei giorni scorsi, la nuova proprietà, ArcelorMittal, ha annunciato che è stato innalzato il terzo arco del Parco minerale con 10 giorni di anticipo.
“Un’opera che – a lavori completati – avrà un ruolo decisivo nel limitare la dispersione di polveri verso la città, in particolare nel quartiere Tamburi. I minerali presenti nei parchi primari saranno infatti messi sotto copertura entro la fine del 2019, quasi 19 mesi prima della scadenza stabilita dal Decreto del Presidente del Consiglio del settembre 2017. Entro maggio 2020 verrà invece completata la copertura dei fossili: e anche in questo caso saremo in anticipo rispetto al termine di scadenza previsto dallo stesso Decreto”.
Entro il 30 aprile sarà completato il 50% della struttura superiore della copertura in cui finirà, secondo ArcelorMittal, tutto il materiale presente nel parco minerale.
Come sarà la copertura
Le strutture saranno due, lunghe 700 metri e larghe 254 metri con una altezza tra i 67 e i 77 metri. In tutto dovrebbero coprire quasi 200mila mq di superficie. Per realizzarla sono necessari 60mila tonnellate di acciaio, 200mila metri cubi di calcestruzzo, 10mila tonnellate di armature, 24mila metri di pali di fondazione.
Le preoccupazioni della popolazione però non sono state sopite. La paura è quella che non sia un “capannone” a eliminare i veleni della città, già martoriata, senza contare che sarebbe stato altrettanto importante procedere prima alla bonifica dei terreni sottostanti.
Secondo i dati dell’Arpa, intanto, la situazione non sembra essere migliorata. I dati delle centraline dell’Arpa Puglia, mettendo a confronto il bimestre gennaio-febbraio 2019 con lo stesso periodo del 2018, hanno rivelato che c’è stato addirittura un aumento delle emissioni, in particolar modo degli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) che hanno subito un impennata del 195%. Anche la concentrazione di benzene è salita del 160%, insieme a quella dell’idrogeno solforato più che raddoppiata.
Sarà davvero una copertura a frenare l’ammasso di veleni che si disperde nell’aria?
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