Se ne parla poco, ma ogni anno tra le 31mila e le 42mila tonnellate di microplastica finiscono nei terreni europei mettendo a rischio la sicurezza del nostro cibo. A essere messi sotto la lente dei ricercatori sono ancora una volta i fanghi di depurazione, in cui finiscono non solo le mircoplastiche, ma anche gli PFAS
I terreni agricoli di tutta l’Europa sono potenzialmente il più grande serbatoio globale di microplastiche per colpa delle alte concentrazioni presenti nei fertilizzanti derivati dai fanghi di depurazione. A dirlo sono gli scienziato dell’ Università di Cardiff e dell’Università di Manchester che ipotizzano che tra le 31mila e le 42mila tonnellate di microplastica finiscono nel terreno ogni anno.
In uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Pollution, il team stima che le microplastiche rimosse dalle acque reflue grezze negli impianti di trattamento delle acque reflue continuano a costituire circa l’1% dei fanghi di depurazione, comunemente usati come fertilizzante nelle fattorie di tutta Europa.
Ne abbiamo parlato tante volte, i fanghi di depurazione sono il prodotto di trattamenti depurativi in cui si concentrano gli inquinanti rimossi dalle acque reflue. Sono composti fa da tre quarti d’acqua e un quarto di rifiuti.
I fanghi di depurazione sono comunemente utilizzati sui terreni agricoli come fonte di fertilizzante sostenibile e rinnovabile in tutti i paesi europei, in parte a causa delle direttive dell’UE che promuovono la deviazione dei fanghi di depurazione dalle discariche e dall’incenerimento e verso la produzione di energia e l’agricoltura.
Il punto è che le microplastiche che finiscono sui terreni agricoli vengono ritrasportate nel corso d’acqua naturale mediante il deflusso delle acque superficiali o l’infiltrazione nelle acque sotterranee.
Di dimensioni inferiori a 5 mm, le microplastiche rappresentano una minaccia significativa per la fauna selvatica poiché sono facilmente ingerite e possono avere contaminanti come sostanze chimiche tossiche e agenti patogeni pericolosi, rappresentano un potenziale impatto sull’intera catena alimentare.
“La nostra ricerca si chiede se le microplastiche sono effettivamente rimosse negli impianti di trattamento delle acque reflue o sono semplicemente spostate nell’ambiente”, spiega l’autore principale dello studio James Lofty, della School of Engineering dell’Università di Cardiff. “Una chiara mancanza di strategia da parte delle compagnie idriche per gestire le microplastiche nei fanghi di depurazione significa che questi contaminanti vengono trasportati nuovamente nel suolo e alla fine torneranno nell’ambiente acquatico”.
Durante lo studio, il team ha prelevato campioni dall’impianto di trattamento delle acque reflue di Nash a Newport, nel Galles meridionale, che tratta le acque reflue. L’analisi ha dimostrato che l’impianto di trattamento era efficace al 100% nella rimozione di grandi particelle di microplastiche, ma che ogni grammo di fango di depurazione contiene fino a 24 particelle di microplastica, ovvero circa l’1% del suo peso.
Questi dati sono stati quindi utilizzati per valutare l’impatto in tutta Europa partendo dalle note della Commissione europea e di Eurostat sull’uso e l’applicazione dei fanghi di depurazione come fertilizzanti in tutto il continente. Poiché i ricercatori non hanno analizzato microplastiche di dimensioni inferiori a 1 mm, è probabile che le concentrazioni complessive siano molto più elevate delle loro stime.
“I nostri risultati evidenziano l’entità del problema nei suoli europei e suggeriscono che la pratica di spargere i fanghi sui terreni agricoli potrebbe potenzialmente renderli uno dei più grandi serbatoi globali di inquinamento da microplastica”, continua James Lofty. “Attualmente non esiste una legislazione europea che limiti o controlli l’immissione di microplastica nei fanghi di depurazione riciclati in base ai carichi e alla tossicità dell’esposizione alla microplastica. Dovrebbero essere compiuti sforzi per aumentare il monitoraggio standardizzato delle concentrazioni di microplastica nei fanghi di depurazione e nei terreni agricoli, solo così si fornirebbe un quadro più accurato dei livelli di contaminazione nei suoli in tutta Europa”.
Non solo microplastiche, anche PFAS nei terreni coltivati
Nel frattempo, negli Stati Uniti anche un altro studio ha analizzato l’impatto dei fanghi di depurazione in cui finiscono anche gli PFAS, sostanze pericolose e tossiche che sono collegate a un rischio elevato di cancro e interferenza con il sistema riproduttivo. Gli PFAS si trovano in migliaia di prodotti dagli imballaggi, fino ai vestiti e ai cosmetici.
Poiché queste sostanze chimiche non si decompongono naturalmente, spesso finiscono nel sistema fognario. Ora, un nuovo rapporto EWG stima che circa 20 milioni di acri di terreni coltivati negli Stati Uniti (oltre 8milioni di ettari) potrebbero essere contaminati dai fanghi di depurazione che contengono a loro volta queste sostanze tossiche.
Fonte: Università di Cardiff/Science Direct/Chem Trust
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