C’è una mobilitazione generale nelle ultime ore perché davanti alle tragedie, il popolo italiano si stringe sotto la parola solidarietà.
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C’è una mobilitazione generale nelle ultime ore perché davanti alle tragedie, il popolo italiano si stringe sotto la parola solidarietà. Chiunque nel proprio piccolo cerca di contribuire ad alleviare le sofferenze dei terremotati attraverso donazioni di sangue, indumenti, alimenti e denaro.
E la speranza è sempre quella che effettivamente tutto vada a finire nelle mani giuste, ovvero di chi è rimasto senza famiglia, senza casa e senza certezze.
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I social network sono invasi da appelli e da eventi che parlano di centri di raccolta di beni di prima necessità. Tutte iniziative lodevoli, ma anche in questo caso la parola d’ordine è occhio allo sciacallaggio, per cui il consiglio è sempre quello di fare donazioni tramite enti che riteniamo attendibili come Comuni, Protezione Civile e associazioni fidate che hanno aperto conti iban dedicati all’emergenza terremoto, mai quindi a singole persone che si spacciano per persone di cuore.
Lo scetticismo che spesso abbiamo nel donare, è dovuto principalmente a fatti di cronaca negativi che ci hanno fatto perdere un po’ di fiducia.
All’indomani del terremoto in Abruzzo, chi non ricorda lo scandalo dei 5 milioni di euro di donazioni che non sono mai arrivati nelle tasche dei terremotati? Lì, la questione era complessa e i soldi gestiti tramite sms, che sarebbero dovuti servire per la ricostruzione dell’Aquila, sono finiti alle banche, grazie al cosiddetto “metodo Bertolaso”.
Il paradosso era stato proprio il fatto che quei soldi destinati ai terremotati erano stati gestiti come qualsiasi fondo, per cui la condizione stessa di “terremotato” non andava a soddisfare i criteri di solvibilità.
Insomma, senza aprire un dibattito economico, la sostanza è che le vittime del terremoto non avevano potuto accedere a quei fondi che erano stati donati proprio a loro, perché già destinati a un consorzio finanziario di Padova, l’Etimos con un fondo di garanzia bloccato per 9 anni, trasferito poi alla Regione Abruzzo.
Migliore sorte non era toccata poi ai terremotati dell’Emilia Romagna, anche qui non si può dimenticare la lunga battaglia dei sindaci emiliani che davanti alle telecamere gridavano di non “aver visto un euro per la ricostruzione post terremoto”. Dove erano ( e sono) finiti i 15 milioni di euro che generosamente gli italiani e non solo avevano donato in beneficenza?
Come aiutare i terremotati, NUMERI ufficiali per le donazioni in denaro
Protezione civile
La Protezione Civile Nazionale, con la collaborazione delle principali compagnie telefoniche ha attivato il numero solidale attraverso il quale donare soldi per i terremotati di Lazio, Umbria, Abruzzo e Marche.
Il numero per donare 2 euro è 45500. Sarà attivo fino al 30 settembre 2016
Al termine della raccolta fondi, l’intero importo verrà versato su un conto infruttifero e trasferito alla Regione per la ricostruzione delle zone terremotate.
Croce Rossa
Sul sito della Croce Rossa Terremoto, alla voce Dona online è possibile donare direttamente. Oppure tramite IBAN: IT40F0623003204000030631681 utilizzando la causale “Terremoto Centro Italia” o ancora chiamare il numero solidale 06 5510, dedicato al servizio donazioni in denaro.
Inoltre, in collaborazione con Poste Italiane è stato istituito un nuovo conto corrente ad hoc, intestato “Poste Italiane con Croce Rossa Italiana – Sisma del 24 agosto 2016″. Il codice IBAN è IT38R0760103000000000900050.
Dominella Trunfio
Foto: Getty images