La tragedia del terremoto in Turchia e Siria dovrebbe insegnare molto all’Italia (e non rendere vana la morte di 21mila persone)

Il violento sisma che ha raso al suolo le città siriane e turche ci sbatte in faccia l'urgenza di investire nella prevenzione sismica del nostro Paese. Rimandare non è più concepibile. Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare il ripetersi di certe tragedie

Si aggrava di ora in ora il tragico bilancio delle vittime del terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria. Mentre si continua a scavare e la speranza di riuscire trovare sopravvisuti è ormai al minimo, il numero dei morti ha superato quota 21mila. Un’ecatombe. Le immagini che giungono dai due Paesi mediorientali sono un pugno allo stomaco: città completamente rase al suolo, persone ferite e con gli occhi pieni di lacrime e disperazione per aver perso tutto, edifici completamente sbriciolati.

È una tragedia spaventosa e inaspettata, che però può (anzi deve) insegnare tanto all’Italia, che come la Turchia, è un Paese ad elevato rischio sismico. I sismi non possiamo prevederli, è vero, ma dovremmo farci trovare pronti ad un eventuale catastrofe. E no, al momento non lo siamo affatto.

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Il rischio sismico in Italia

Com’è noto, la nostra nazione è una delle più soggette a terremoti nel Mediterraneo. La sismicità della penisola italiana è da attribuire alla sua particolare posizione geografica, dato che è situata nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica ed è sottoposta a forti spinte compressive, che provocano l’accavallamento dei blocchi di roccia.

Per quanto riguarde le Regioni con un maggiore rischio sismico sono classificate così dall’INGV (Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia):

  • Zona 1 (rischio alto): Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo, Umbria, Molise, Campania, Sicilia
  • Zona 2 (rischio medio-alto): Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Puglia e Basilicata
  • Zona 3 (rischio medio basso): Lombardia, Toscana, Liguria e Piemonte
  • Zona 4 (rischio sismicità bassa): Sardegna, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta

Il territorio del Veneto, invece, dal 2021 è suddiviso in tre zone sismiche: la 1, la 2 e la 3.

mappa rischio sismico italia

@INGV

Ma un terremoto potente come quello che ha colpito la Turchia potrebbe interessare anche l’Italia? Il rischio di un sisma molto violento esiste, anche se è molto difficile che superi una magnitudo di 7.8 secondo gli esperti. Ma nella nostra storia, anche recente, non mancano episodi di scosse molto forti. Il più forte terremoto finora registrato nella nostra penisola è quello di magnitudo 7.4 che ha colpito la Sicilia orientale nel 1663, generando anche uno tsunami, e che ha provocato circa 54.000 morti.

Sul territorio italiano si registra circa un terremoto ogni 30 minuti, ovvero 44 terremoti al giorno. Per renderci conto di ciò di cui stiamo parlando basta guardare l’ultimo report dell’INGV relativo al 2022. Lo scorso anno sono stati rilevati ben 16.302 eventi sismici in Italia nelle aree limitrofe dalla Rete Sismica Nazionale. Il più potente è avvenuto in Calabria: si è trattato di un sisma di magnitudo 4.3, stato registrato sulla costa ionica in provincia di Catanzaro il 13 ottobre.

In Italia manca la cultura della prevenzione sismica

Il devastante terremoto che ha colpito Turchia e Siria ha riacceso i riflettori sulla situazione sismica nel nostro Paese. Rispetto a Stati come la  California o il Giappone, in cui la pericolosità è anche maggiore, la nostra nazione presente una vulnerabilità molto elevata a causa della fragilità del suo patrimonio edilizio e del sistema infrastrutturale.

In Italia circa 40% degli edifici residenziali, localizzati in zona sismica 1 (la più pericolosa), è stato costruito prima degli anni ’80 e quindi non risponde agli attuali requisiti antisismici e ha bisogno di interventi urgenti, come emerge dalla ricerca “Patrimonio edilizio e rischio sismico. Necessità di conoscenza, possibilità d’intervento nell’ERP”. Praticamente tra i 4 e i 5 milioni di edifici rischiano di crollare a causa dei terremoti. A correre i rischi maggiori sono quelli che si trovano nelle aree del Sud, seguite dal Centro.

Ciò che manca nel nostro Stato è la cultura della prevenzione, che potrebbe risparmiarci ingenti danni strutturali e il sacrificio di vite umane. È assurdo e inaccettabile che in Italia non ci sia un Piano efficace di prevenzione sismica.

Basti pensare che il primo Piano di prevenzione sismica fu presentato oltre dieci anni fa e da allora non abbiamo registrato passi avanti soddisfacenti. – afferma Angelo Domenico Perrini, Presidente  del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI). – Anche i recenti strumenti legati ai bonus edilizi, che avrebbero potuto dare un impulso alla messa in sicurezza dei nostri edifici a rischio, non hanno avuto l’effetto sperato. Il ricorso al sisma bonus, infatti, è risultato residuale rispetto all’eco bonus, soprattutto a causa della complessità delle procedure e all’incertezza sulle tempistiche.

Questi ultimi avvenimenti in Turchia e Siria dimostrano, ancora una volta, che non è più rinviabile l’adozione di un Piano di prevenzione sismica. Il sisma bonus, inoltre, va applicato con costanza in un periodo ragionevolmente lungo, intervenendo nella direzione della semplificazione. Queste iniziative non sono più rinviabili. Numerosi rapporti del nostro Centro Studi hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, che i costi economici della prevenzione sono certamente inferiori a quelli delle varie ricostruzioni. Senza contare che la prevenzione consente di salvare migliaia e migliaia di vite umane, risparmiando alle famiglie e al Paese intero insopportabili lutti.

Non possiamo attendere che accada una tragedia come quella di Amatrice per investire nella prevenzione sismica. Sarebbe un oltraggio a tutte quelle vittime, che hanno perso la vita sotto le macerie (a causa della poca lungimiranza delle nostre istituzioni), e ai loro familiari sopravvissuti… Piangere per le tragedie non serve a nulla se non siamo in grado di imparare una lezione.

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Fonti: Protezione Civile /INGV Terremoti /CNI 

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