Terremoto: si sbriciola la scuola “antisismica” di Amatrice ristrutturata nel 2012

Metà della scuola "Romolo Capranica" di Amatrice, il paese maggiormente colpito dal terremoto del Centro Italia, non esiste più. Ed era antisismico.

Antisismico” è un concetto semplice. Antisismico in Italia è un concetto che, invece, ha del paradosso. E se stai in una casa antisismica, lavori in un edificio antisismico, vai in una scuola antisismica, non stai sicuro per niente, in Italia. E il di queste ultime ore ne è la grave conferma.

Già, perché, per fare giusto un esempio, sappiate che metà della scuola “Romolo Capranica” di Amatrice, il paese maggiormente colpito, non esiste più. La parte sinistra dell’edificio è andata in briciole. Ovvio, direte voi, se non si fanno lavori di messa in sicurezza è questa la fine che fanno gli stabili vecchi…

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Beh, il paradosso è proprio qui. Soltanto nel 2012, soltanto 4 anni fa, quel plesso scolastico – che ospita materne, elementari e medie – fu sottoposto a una ristrutturazione costata più di 500mila euro con tanto di fibre di carbonio e adeguamento dei nuovi impianti.

Era il 13 settembre del 2012, giorno dell’inaugurazione del rinnovato istituto, quando il sindaco Sergio Pirozzi spiegava alla cittadinanza: “Si è provveduto alla fasciatura di tutti i pilastri con fibre di carbonio, il rinforzo tradizionale dei pilastri centrali, la messa in sicurezza delle tamponature esterne e delle tramezzature interne, la realizzazione dell’impianto di riscaldamento a pavimento, la sostituzione di tutti gli infissi, il rifacimento dei pavimenti e intonaci, l’ammodernamento dei bagni e la completa tinteggiatura interna ed esterna”.

E che ne è stato? Questi lavori non sono serviti a nulla. Un terremoto di magnitudo 6.0 non dovrebbe portare così tanta distruzione, men che meno nel caso di edifici conformi alle norme per il rischio sismico. E menomale, allora, che è accaduto, allora, in una notte di agosto…

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Intervistato dall’AdnKronos, Enzo Boschi, sismologo tra i massimi esperti europei e ex presidente dell’Ingv, spiega che il terremoto che ha colpito l’Italia centrale “ricade in una zona già inserita nella mappa sismica italiana e nella mappa, pubblicata agli inizi del 2003 in Gazzetta Ufficiale, questa zona appenninica era già stata classificata come ad alta pericolosità sismica”. La classificazione risale al 2003 e fu voluta dopo il terremoto di San Giuliano di Puglia del 31 ottobre 2002, a causa del quale morirono 27 bambini e un’insegnante nel crollo della scuola Francesco Jovine.

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E chiudo con queste parole di Dacia Maraini:

Una terra che conosce da secoli l’orrore della devastazione, della morte per asfissia, e non riesce a darsi delle regole per la costruzione delle sue città, sembra incredibile. Si preferisce rischiare la morte di centinaia di persone, lo strazio di corpi dilaniati, piuttosto che spendere qualcosa in più per mettere in sicurezza gli appartamenti, i palazzi, le scuole, gli ospedali, come abbiamo visto all’Aquila nel 2009”.

Germana Carillo

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