Tra le conseguenze del terremoto del 13 novembre che ha colpito la Nuova Zelanda c’è anche il sollevamento del fondale marino di due metri.
Tra le conseguenze del terremoto del 13 novembre che ha colpito la Nuova Zelanda c’è anche il sollevamento del fondale marino di due metri.
Il primo sisma era stato di magnitudo 7.8 della scala Richter e aveva scatenato uno tsunami con onde di due metri e mezzo, un secondo smottamento si era verificato il giorno successivo con magnitudo 6.5. Le scosse ravvicinate, seguite da altri 45 smottamenti, avevano causato due vittime e diversi feriti.
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Adesso i sismologici parlano del sollevamento del fondale marino.
”È un dato non sorprendente, vista la dimensione dell’evento. Il terremoto, le cui stime ora si fanno più accurate e ci dicono che la magnitudo è stata di 8.0-8.1, è stato molto forte ed è avvenuto su una faglia lunga centinaia di chilometri, in corrispondenza della linea di costa”, ha detto all’Ansa, Alberto Michelini, sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
“La rottura di una faglia di solito procede ad una velocità di 2 chilometri al secondo. In questo caso è avvenuta in poco più di 2 minuti, da Sud verso Nord-Est. Quello che si vede ora in certe parti della costa dell’Isola del Sud, conclude, è un cambiamento della linea di costa, con variazioni sul livello del mare fino a 2 metri”.
A documentare la situazione dopo il terremoto sono le immagini degli utenti di Facebook, guardate:
Dominella Trunfio
Foto: Anna Redmond