“Non c'è altra possibilità”, hanno ammesso i portavoce del Governo giapponese. Il rischio, secondo i rappresentanti del Parlamento di Tokyo, è che le vasche di contenimento delle acque per il raffreddamento del reattore numero 2 della centrale di Fukushima non riescano a contenere anche l'acqua pesante che continua a defluire da una falla di 20 centimetri che si è verificata al reattore numero due.
“Non c’è altra possibilità”, hanno ammesso i portavoce del Governo giapponese. Il rischio, secondo i rappresentanti del Parlamento di Tokyo, è che le vasche di contenimento delle acque per il raffreddamento del reattore numero 2 della centrale di Fukushima non riescano a contenere anche l'”acqua pesante” radioattiva che continua a defluire da una falla di 20 centimetri che si è verificata al reattore numero due.
Ed ecco la soluzione prospettata: drastica, drammatica. E, secondo il Governo e i tecnici della Tepco, “Inevitabile”. Da domani, il mare situato a poche decine di metri dall’impianto di Fukushima, riceverà quello che nessuno avrebbe voluto che vi venisse riversato: migliaia di tonnellate di acqua contaminata, con livelli di radioattività 100 volte superiore alla norma.
Le notizie aggiornate alla tarda mattinata (ora italiana) indicano un volume fra 11500 e 15 mila tonnellate, equivalenti alla stessa quantità di metri cubi. Se sarà attuato, questo provvedimento rischierà di accentuare il disastro ambientale già in atto, a seguito dei danni riscontrati a Fukushima dal terremoto – tsunami dell’11 marzo scorso: una catastrofe che, giorno dopo giorno, fa sentire in maniera sempre più pesante la propria gravità.
Sulla decisione di riversare in mare le acque contaminate, pesa il doppio fallimento di blocco della fuoriuscita di acqua radioattiva dallo squarcio al reattore numero due. I tecnici della Tepco, nelle ultime ore, avevano cercato di chiudere la falla con del cemento, per evitare il continuo riversarsi delle acque contaminate in mare. Si tratterà, quindi, di fare posto ad acque con livelli di radioattività ancora più alti.
E pensare che proprio ieri centinaia di attivisti avevano dato il via, a Tokyo, a una manifestazione di protesta contro ulteriori programmi governativi a favore del nucleare. La manifestazione, che si è tenuta davanti alla sede della Tepco, era incentrata sulla richiesta di mettere la parola “fine” alle centrali nucleari nel Paese.
Il Governo ha comunicato, nei giorni scorsi, che occorreranno diversi mesi prima che l’allarme nucleare possa definirsi rientrato; con ogni probabilità, l’area di evacuazione intorno alla centrale di Fukushima dovrà essere ampliata.
Tuttavia, sull’emergenza nucleare che pesa, più di tutti, sui cittadini giapponesi, proprio l’operato del Governo è fra gli aspetti che si attirano lepolemiche più aspre. I rappresentanti del Parlamento, tuonano i cittadini, “Hanno nascosto per molto tempo i reali pericoli del nucleare nel nostro Paese”, hanno dichiarato senza mezzi termini alcuni manifestanti della protesta inscenata, ieri, davanti alla sede della Tepco, la società che gestisce l’impianto di Fukushima sulla quale va fatta pesare una buona parte delle responsabilità.
Al disastro ambientale che si prospetta per le acque marine prospicienti l’impianto di Fukushima, inoltre, si aggiunge il dramma dei lavoratorinell’impianto. Le squadre che, da settimane, operano all’interno della centrale, lamentano ora due morti: si tratta di due operai, scomparsi lo scorso 11 marzo, e che mercoledì sono stati trovati all’interno dell’impianto. La Tepco ha diramato la notizia solo sabato, dopo che i corpi dei due dipendenti erano stati ripuliti e decontaminati.
Piergiorgio Pescarolo
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