Terremoto in Emilia Romagna: Clini frena sul deposito di gas a Rivara

Dopo le morti e le distruzioni provocate dalle forti scosse di terremoto in Emilia Romagna, che negli ultimi giorni hanno devastato la provincia modenese e che non accennano ad arrestarsi, si riapre il dibattito sulla possibile realizzazione di uno stoccaggio di gas naturale a Rivara, località molto vicina all'epicentro del terremoto.

Dopo le morti e le distruzioni provocate dalle forti scosse di terremoto in Emilia Romagna, che negli ultimi giorni hanno devastato la provincia modenese e che non accennano ad arrestarsi, si riapre il dibattito sulla possibile realizzazione di uno stoccaggio di gas naturale a Rivara, località molto vicina all’epicentro del terremoto.

Considerati i fatti, è opportuno realizzare un deposito di gas in una zona a rischio sismico? Anche perché il progetto di Rivara aveva ricevuto il parere positivo proprio lo scorso febbraio sulla perforazione per tre pozzi di ricerca. Per la sua completta realizzazione si attendeva l’ok del ministero dello Sviluppo in accordo con la Regione Emilia-Romagna, da sempre contraria allo stoccaggio a Rivara.

Alla luce del Sisma Corrado Clini, torna a “cantar cautela” affermando l’importanza di andare avanti con gli accertamenti, per capire se il piano potrà essere messo in atto o meno, ma senza escludere del tutto che l’area di Rivara potrà essere effettivamente utilizzata per la conservazione del gas.

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Ma cosa prevede il progetto tanto voluto da Giovanardi? Si tratta del primo deposito di stoccaggio di gas metano acquifero in Italia la cui realizzazione e gestione è nelle mani della società Erg Rivara Storage (Ers) la quale all’indomani del terremoto aveva ribadito di voler portare avanti comunque il progetto che prevede 19 pozzi d’estrazione a 2.800 metri di profondità per 3,7 miliardi di metri cubi di metano.

Forti, naturalmente, le contestazioni da parte degli ambientalisti, che sottolineano la pericolosità del progetto:

Il ministro dell’Ambiente Corrado Cliniha detto il Presidente dei Verdi Angelo Bonellideve revocare subito il decreto con cui è stato riattivato il percorso del deposito di gas di Rivara che si trova proprio in un’area che ha subito fortissimi danni a causa del sisma in Emilia Romagna. Com’è possibile immaginare di costruire un deposito per lo stoccaggio del gas per 3 miliardi di metri cubi in un territorio che è evidentemente un’area ad alto rischio sismico? Continuare con il progetto del deposito di Rivara, che si vuole realizza proprio nell’epicentro del sisma emiliano, sarebbe una vera e propria follia.

Il forte sisma che ha colpito i territori della bassa modenese avrebbe potuto avere effetti catastrofici se fosse stato realizzato lo stoccaggio di gas metano di Rivara, proposto da ERS Rivara Storage e progettato a pochi chilometri dall’epicentro – ha continuato il leader ecologista -. Ed è per questa ragione che noi Verdi ci siamo sempre opposti alla realizzazione di questo deposito che nel 2007, con il governo Prodi riuscimmo già a bloccare. Un decreto del ministro dell’ambiente del 17 febbraio 2012 (che recepisce un parere favorevole del ministero dei Beni de le Attività culturali del 14 settembre 2011), però ha riavviato le procedure“.

Bene ha fatto la Regione Emilia-Romagna ha aggiunto Gabriella Meo, consigliera regionale dei verdi in Emilia Romagna – che ha bocciato il mega deposito di gas e ha approvato un nostro ordine del giorno che invitava il Ministero dell’Ambiente a valutare le alternative rappresentate dai giacimenti di gas naturale esauriti presenti nella pianura emiliano-romagnola, i quali sono senza dubbio da considerarsi sicuri anche in caso di gravi calamità naturali e per queste ragioni possono essere utilizzati per lo stoccaggio del metano. È da irresponsabili dichiarare, come ha fatto ERS, che lo stoccaggio proposto potrebbe resistere anche a terremoti più violenti “.

Per questi motivi – conclude Bonelli – chiediamo al Ministero dell’Ambiente di non autorizzare nemmeno la fase preliminare di accertamento per la realizzazione del progettato stoccaggio Del resto chiunque può comprendere che non avrebbe senso autorizzare l’accertamento, che costerà all’azienda qualcosa come 20 milioni di euro, essendo ormai evidente che quel genere d’impianto è incompatibile con un territorio ad altissimo rischio sismico, come dimostrano gli effetti del terremoto“.

Verdiana Amorosi

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