Vento tossico a Taranto: le inquietanti immagini delle polveri che dall’Ex Ilva si sollevano in aria

Un video diffuso sui social mostra come il vento dei giorni scorsi abbia alzato pericolose polveri dalla discarica a cielo aperto dell'ex Ilva a Taranto

Torniamo a parlare della situazione di Taranto in seguito alla pubblicazione di un video che mostra come il vento dei giorni scorsi abbia fatto sollevare le polveri tossiche dell’ex stabilimento Ilva facendole arrivare (e depositare) in alcuni quartieri della città.

A denunciare la situazione è Luciano Manna, residente a Taranto e fondatore di VeraLeaks.org, che ha pubblicato sul suo profilo Facebook un comunicato stampa da lui scritto corredato da un video che lascia poco spazio alle parole.

A Taranto nell’area GRF dello stabilimento ex Ilva gestito da ArcelorMittal vi è una vera e propria discarica a cielo aperto. Qui si trovano le scorie delle acciaierie, rifiuti speciali che non dovrebbero poter essere lasciati in queste condizioni in quanto, come è accaduto ieri, il vento può trasportarli altrove e farli arrivare a stretto contatto con le persone.

Il particolato nocivo, a causa del vento, si è effettivamente spostato. A farne le spese in particolare i residenti del quartiere Tamburi ma anche Borgo e Paolo VI dove le particelle tossiche si sono depositate su balconi, panni stesi e, nella peggiore delle ipotesi, sono state inalate. Una situazione davvero pericolosissima per le persone, vista la presenza di PM10 e del PM2.5.

Come scrive Luciano Manna:

“Le autorità competenti dovrebbero impedire che queste polveri vadano a depositarsi sui o che vengano direttamente inalati, respirati. Il particolato fine, quello al di sotto del PM10 e del PM2.5, se respirato entra in circolo nel sangue tramite i polmoni. Tutto ciò rappresenta una vera e propria violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, un rischio concreto per la salute pubblica”.

Si chiedeva dunque l’intervento immediato del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. Cosa che effettivamente nel giro di poco è avvenuta ma che non sembra essere sufficiente ed efficace a risolvere il problema dato che il primo cittadino ha sostanzialmente chiesto al gestore stesso di individuare gli impianti inquinanti, cosa che doveva essere già stata fatta da tempo.

Un serpente che si morde la coda e uno scarico di responsabilità che va avanti ormai da anni mentre la gente intanto continua ad ammalarsi e morire  a causa dell’inquinamento.

Una situazione, quella di Taranto, che sembra passare spesso in secondo piano e di cui in questi giorni, vista l’attenzione nei confronti del Coronavirus, si parla troppo poco.

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