Il TAR del Lazio conferma il divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica

Il Tar del Lazio conferma la messa al bando delle buste di plastica respingendo la richiesta di sospensione della legge 296/96 entrata in vigore il 1° gennaio 2011 che prevede il divieto di commercializzazione degli shopper non biodegradabili.

Il Tar del Lazio conferma la messa al bando delle buste di plastica respingendo la richiesta di sospensione della legge 296/96 entrata in vigore il 1° gennaio 2011 che prevede il divieto di commercializzazione degli shopper non biodegradabili.

Il ricorso contro il provvedimento al tribunale amministrativo del Lazio, con tanto di richiesta di risarcimento dei danni, era stato presentato lo scorso dicembre da Unionplast e quattro aziende produttrici di sacchetti di plastica.

Soddisfazione per la decisione del Tar arriva prima di tutto dal Ministro Stefania Prestigiacomo che si era battuta per far entrare in vigore il provvedimento introdotto dalla Legge Finaziaria 2007, a partire dal 2011 senza ulteriori proroghe: “La decisione del Tar del Lazio sugli shopper conferma anche sotto il profilo giuridico la legittimità della scelta del Governo. Una scelta che è stata ben recepita e accettata dall’opinione pubblica italiana che ha mostrato una forte sensibilità ambientale e la disponibilità a modificare le proprie abitudini per migliorare il bilancio ecologico del nostro paese”.

Un segnale positivo – conclude la Prestigiacomo nella nota emanata oggi – che rafforza il nostro impegno per superare, d’intesa con la UE, anche le questioni tecnico-giuridiche sulla compatibilità del provvedimento con la normativa europea”.

Ma la conferma del divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica da parte del Tar è stata accolta con entusiasmo anche da Legambiente che era intervenuta ‘ad opponendum’ contro il ricorso dei produttori di plastica, sostenendo le ragioni del Ministero dell’Ambiente e battuta in prima linea “per difendere una legge innovativa che pone l’Italia all’avanguardia rispetto al grave problema dell’inquinamento causato dalla plastica dispersa”.

Aver introdotto questo divieto – commenta Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente – ci colloca, in Europa e nel mondo, tra i Paesi più virtuosi proprio perché si tratta di una norma dalla grande valenza ambientale, soprattutto per un paese come l’Italia, dove si consuma addirittura il 25% dei sacchetti commercializzati nei 27 Stati membri e che si affaccia sul Mediterraneo, uno dei mari più colpiti dall’inquinamento da plastica come testimoniano i tanti rapporti dell’Unep su questo problema”.

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