Niente più permessi per abbattere gli alberi all’interno dei boschi e dei parchi: con la nuova legge si rischia una catastrofe ambientale senza precedenti
Il decreto Asset (d.l. 104/2023), recentemente convertito in legge (legge 136/2023), ha introdotto significative modifiche all’articolo 149 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, dando vita a preoccupazioni riguardo alla tutela dell’ambiente e della biodiversità.
In un emendamento proposto dal senatore Luca De Carlo durante l’ultimo passaggio legislativo, infatti, sono state ampliate le situazioni in cui è possibile abbattere alberi senza richiedere autorizzazioni specifiche. In parole povere, non servono più permessi per tagliare gli alberi all’interno di boschi e parchi.
L’emendamento, inserito sotto la voce “Interventi urgenti a sostegno delle attività economiche strategiche per il Made in Italy”, ha l’obiettivo di incentivare lo sviluppo delle aziende italiane operanti nel settore del legno ma a rimetterci sarà l’ambiente.
“Un atto di guerra contro la natura”
La modifica ha esteso le possibilità di tagliare alberi senza autorizzazioni, precedentemente riservate a situazioni specifiche come foreste danneggiate dal fuoco, anche ai “casi previsti all’articolo 136” del Codice dei beni culturali e del paesaggio.
L’articolo 136 del Codice si occupa di “Immobili e aree di notevole interesse pubblico” e comprende elementi come “alberi monumentali”, “ville, giardini e parchi” di eccezionale bellezza, “centri storici” e “bellezze panoramiche”.
Questa modifica ha portato a un aumento delle circostanze in cui è consentito abbattere alberi senza richiedere specifiche autorizzazioni, causando preoccupazioni tra gli ambientalisti e coloro i quali si battono per la conservazione del paesaggio e della biodiversità.
L’approvazione dell’emendamento è stata oggetto di dibattito, con i partiti di maggioranza favorevoli e quelli di opposizione contrari. Angelo Bonelli, coportavoce nazionale di Europa Verde, ha definito l’emendamento “una minaccia per la biodiversità” e ha criticato l’atto come “un atto di guerra contro la natura”.
Tuttavia, nonostante le critiche tra cui anche quelle del comico ambientalista Giovanni Storti, l’emendamento è ora parte integrante della legge, e la sua attuazione potrebbe compromettere l’approccio alla gestione sostenibile delle risorse naturali e alla conservazione ambientale in Italia. Resta da vedere come le singole regioni, ognuna con normative specifiche, affronteranno questa nuova legge e come essa influenzerà la tutela del patrimonio naturale del Paese.
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