Sversate più di 5 mila tonnellate di rifiuti speciali in un torrente: disastro ambientale a Reggio Calabria

Nuova scoperta scioccante dei Carabinieri di Reggio Calabria. I responabili di un'azienda specializzata in demolizioni e movimento terra hanno sversato oltre 5mila tonnellate di rifiuti speciali nel torrente Valanidi, certificato come corridoio ecologico. Ora è a rischio anche la sicurezza di 83 nuclei familiari

I Carabinieri di Reggio Calabria, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, hanno portato alla luce un fatto gravissimo, un vero e proprio disastro ambientale compiuto da uomini: nel torrente Valanidi sono state sversate oltre 5 mila tonnellate di rifiuti speciali.

Cinque persone, tra i 35 e i 65 anni con precedenti in materia ambientale ed associazione di tipo mafioso, sono ora al centro di un’ordinanza di misura cautelare con l’accusa di traffico illecito di rifiuti, disastro ambientale, attività di gestione non autorizzata di rifiuti e occupazione abusiva di suolo pubblico.

Le indagini hanno portato alla luce una serie di attività illegali condotte da un’azienda specializzata in demolizioni e movimento terra, la “Crucitti Group srl”. La gravità dei reati commessi, con danni irreparabili per l’equilibrio ambientale del sito coinvolto, ha evidenziato la pericolosità degli indagati, coinvolti in un’associazione criminale dedita ai delitti ambientali.

Le indagini, avviate a gennaio e concluse ad aprile 2023 (solo stamattina però sono scattate le ordinanze di misura cautelare), hanno scoperto che l’impresa operava in maniera illecita, senza le necessarie concessioni e autorizzazioni ambientali, e ha abusivamente ricevuto e trasportato ingenti quantitativi di inerti da terzi, generando profitti illeciti ed eludendo la tracciabilità dei rifiuti.

Ciò che rende questa vicenda particolarmente allarmante è che il traffico illecito di rifiuti riguardava dei rifiuti speciali, sversati come se niente fosse all’interno di un torrente. È stato stimato che oltre cinquemila tonnellate di materiale inerte, residui fangosi e scarti da cantieri edili sono stati illegalmente smaltiti nelle acque, compromettendo inevitabilmente la morfologia naturale del sito.

I Carabinieri, in pratica, si sono trovati di fronte a numerose discariche a cielo aperto collocate nell’alveo del fiume per circa un chilometro. Il torrente, certificato come corridoio ecologico tra due habitat naturali protetti, ha subito dei danni gravissimi, con alterazioni significative alla sua conformazione.

Il pericolo di esondazione è diventato ora una minaccia concreta per gli abitanti della zona, già colpita in passato da eventi tragici. Le attività illecite hanno infatti generato barriere artificiali nel letto del torrente, aumentando il rischio idrogeologico e minacciando la sicurezza di 83 nuclei familiari che vivono nelle vicinanze.

L’Arma dei Carabinieri ha reagito con tempestività, eseguendo il sequestro preventivo dell’intero patrimonio aziendale, compresi conti correnti, autocarri e mezzi d’opera.

Ma come si potranno mai ripagare i gravissimi danni all’ambiente che ormai sono stati fatti?

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Fonte: Carabinieri

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