Il nuovo rapporto dell’organizzazione Earth Track spiega perché i sussidi ambientalmente dannosi rappresentano un ostacolo alla protezione della natura e alla transizione verso un'economia sostenibile
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Nel cuore della crisi climatica e ambientale che stiamo vivendo, si nasconde un nemico insidioso e spesso sottovalutato: i sussidi ambientalmente dannosi (SAD in italiano, EHS in inglese) che, secondo un recente rapporto aggiornato a settembre 2024, ammontano a oltre 2.600 miliardi di dollari all’anno. Si tratta di una cifra impressionante che equivale al 2,5% del PIL globale e che è aumentata di 800.000 milioni di dollari rispetto al 2022.
Destinati a settori come i combustibili fossili, l’agricoltura, la pesca, i trasporti e l’edilizia, questi sussidi non solo danneggiano l’ambiente, ma ostacolano anche gli sforzi per la protezione della biodiversità e la lotta al cambiamento climatico.
Lo racconta un nuovo rapporto dell’organizzazione Earth Track, curato da Doug Koplow e Ronald Steenblik.
I combustibili fossili in cima alla lista nera
Il settore dei combustibili fossili è il principale beneficiario di questi sussidi, con una stima di 630 miliardi di dollari all’anno. Questi sussidi, che includono sgravi fiscali, prestiti agevolati e sostegno ai prezzi, mantengono artificialmente bassi i costi dei combustibili fossili, incoraggiandone il consumo e ostacolando la transizione verso fonti di energia rinnovabile.
L’invasione russa dell’Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, portando a un aumento dei sussidi ai consumatori in molti Paesi per mitigare l’impennata dei prezzi dell’energia. Questo dimostra come gli EHS siano sensibili alle condizioni macroeconomiche e quanto sia importante costruire sistemi economici resilienti che favoriscano la decarbonizzazione e la protezione degli habitat naturali.
Agricoltura e acqua: un binomio insostenibile
L’agricoltura è un altro settore fortemente sussidiato, con una stima di 1.200 miliardi di dollari all’anno. Questi sussidi, spesso destinati a sostenere la produzione agricola intensiva, possono portare a un eccessivo utilizzo di acqua, fertilizzanti e pesticidi, con gravi conseguenze per la biodiversità e la qualità del suolo.
Un problema particolarmente critico è la mancanza di dati affidabili sui sussidi all’irrigazione. Nonostante l’agricoltura e l’industria rappresentino oltre l’85% del consumo globale di acqua dolce, non esistono informazioni precise sull’aspetto economico di questi prelievi. Questo rende difficile una gestione sostenibile delle risorse idriche, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito dove i sussidi all’acqua rappresentano una percentuale significativa del PIL.
Pesca, foreste e trasporti: settori in crisi
Anche la pesca, le foreste e i trasporti ricevono sussidi significativi, stimati rispettivamente in 35, 155 e 100 miliardi di dollari all’anno. Questi sussidi possono incentivare la pesca eccessiva, il disboscamento illegale e l’uso di mezzi di trasporto inquinanti, con gravi conseguenze per gli ecosistemi marini e terrestri.
Nel settore della pesca, ad esempio, si stima che tra il 20% e il 37% dei sussidi dannosi sostenga flotte che operano in acque straniere o internazionali, contribuendo al depauperamento delle risorse ittiche in Paesi più poveri.
Edilizia e plastica: nuovi settori sotto esame
Il rapporto aggiornato include anche stime per l’edilizia e la plastica, due settori emergenti nel dibattito sugli EHS. I sussidi all’edilizia, stimati in 150 miliardi di dollari all’anno, possono favorire lo sviluppo urbano incontrollato e l’uso di materiali da costruzione dannosi per l’ambiente.
Nel settore della plastica, i sussidi alla produzione di polimeri plastici primari e dei loro monomeri sono stimati in circa 30 miliardi di dollari all’anno. Questi sussidi ostacolano lo sviluppo di alternative sostenibili e il riciclo della plastica, contribuendo all’inquinamento da plastica che minaccia gli ecosistemi e la salute umana.
La sfida della riforma degli EHS
La riforma degli EHS è una sfida complessa che richiede un impegno globale. Fortunatamente, racconti i due autori nel report, negli ultimi anni sono stati compiuti importanti passi avanti. L’adozione del Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal nel 2022, con il suo obiettivo 18 che mira a identificare e ridurre gli EHS di almeno 500 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, rappresenta un segnale incoraggiante.
Tuttavia, fanno sapere i due autori del report, la strada da percorrere è ancora lunga. È necessario migliorare la trasparenza e la raccolta dati sugli EHS, affrontare le questioni di equità e garantire che le riforme siano implementate in modo giusto ed efficace.
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