Stiamo ricreando le stesse condizioni dell’evento di estinzione di massa più grande della storia

Circa 252 milioni di anni fa, si è verificato il più grande evento di estinzione di massa nella storia della Terra. Più di due terzi delle forme di vita vennero uccise, cancellate. Secondo un nuovo studio, con le emissioni inquinanti che produciamo ai ritmi attuali, stiamo ricreando le stesse condizioni

Circa 252 milioni di anni fa, si è verificato il più grande evento di estinzione di massa nella storia della Terra. Più di due terzi delle forme di vita vennero uccise, cancellate. Secondo un nuovo studio, con le emissioni inquinanti che produciamo ai ritmi attuali, stiamo ricreando le stesse condizioni.

Lo rivela una ricerca condotta dagli scienziati delle Università di Washington e Stanford, secondo cui il riscaldamento globale odierno rispecchia le condizioni del più grande evento di estinzione di massa di sempre.

Da tempo, i ricercatori sospettavano che grandi eruzioni vulcaniche e le fuoriuscite di magma dalla superficie terrestre innescassero queste “grandi morie”, com’è accaduto alla fine del periodo geologico del Permiano. Non si sapeva però con precisione cosa avesse ucciso un numero così elevato di esseri viventi.

Ora gli scienziati dell’Università di Washington e di Stanford attraverso una serie di modelli hanno trovato una possibile spiegazione, che rivela scenari inquietanti per il nostro futuro, con spaventose analogie.

La Terra 252 milioni di anni fa era un posto molto diverso. I continenti, così come li conosciamo oggi, erano ancora per lo più un’unica massa terrestre, chiamata Pangea. Il clima però era simile a quello attuale. Quasi ogni parte dell’Oceano Permiano, prima dell’estinzione, era piena di vita marina.

“Meno dell’1 per cento dell’Oceano Permiano era una zona morta – abbastanza simile all’oceano di oggi”, ha detto Curtis Deutsch, professore associato di oceanografia e altro autore della ricerca.

All’epoca, si ipotizza, vi furono una serie di violente eruzioni di super vulcani e di fuoriuscite di magma dalla terra. Ciò avrebbe prodotto grandi quantità di gas serra. Un supercomputer, per più di 6 mesi, ha simulato tutti i cambiamenti che le eruzioni vulcaniche potrebbero aver causato nel Permiano, descrivendo con precisione le temperature e le condizioni sulla Terra.

I modelli hanno così rivelato che le emissioni erano responsabili di un riscaldamento terrestre “drammatico” con l’ossigeno sparito dagli oceani. Quando le temperature hanno raggiunto il picco, circa l’80% dell’ossigeno degli oceani si era esaurito. Ciò provocò l’estinzione della maggior parte degli animali marini, non più in grado di respirare vista la carenza di ossigeno.

estinzione riscaldamento globale

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Anche se altri fattori, come l’acidificazione degli oceani, potrebbero aver contribuito all’estinzione del Permiano, il riscaldamento globale e la perdita di ossigeno sono alla base del processo.

“A guidare il cambiamento che ha portato all’estinzione di massa è lo stesso meccanismo utilizzato oggi dagli esseri umani, che stanno immettendo gas serra nell’atmosfera”, ha detto Justin Penn, autore principale dello studio.

Spaventose somiglianze

Secondo gli scienziati, alla fine di questo secolo, se le emissioni continueranno al loro ritmo attuale, l’uomo avrà riscaldato l’oceano di circa il 20% rispetto all’evento di estinzione del Permiano. Entro il 2300, tale cifra potrebbe raggiungere il 50%.

“Se la società continuerà a pompare gas serra al ritmo attuale, non abbiamo motivo di pensare che non causerebbe un simile tipo di estinzione” prosegue il prof. Deutsch

Per misurare come le temperature in aumento e la minore quantità di ossigeno influiscono sulle specie animali, i ricercatori hanno considerato 61 creature moderne tra cui crostacei, pesci, molluschi, coralli e squali. Questi animali hanno sensibilità simili a temperatura e ossigeno alle specie di Permiano. Gli effetti del riscaldamento erano duplici: nelle acque più calde, gli animali avevano bisogno di più ossigeno per svolgere le funzioni corporee ma esse non potevano contenere tanto ossigeno. In altre parole, poiché il corpo degli animali richiedeva più ossigeno, la riserva dell’oceano diminuiva.

Nel loro modello, i ricercatori sono stati in grado di quantificare la perdita di habitat delle specie che si trovavano ad affrontare condizioni oceaniche sempre più difficili. L’aumento della temperatura superficiale e la perdita di ossigeno erano più consistenti nelle aree più lontane dall’equatore. Anche i tassi di estinzione aumentavano alle alte latitudini.

Negli oceani moderni, il riscaldamento e la perdita di ossigeno sono più pronunciati vicino ai poli, hanno detto i ricercatori, trovando un’altra analogia climatica tra oggi e il Permiano.

Secondo gli scienziati, lo studio rivela cosa accadrà se continueremo a produrre gas serra ai ritmi attuali. Una storia già vissuta, anche se questa volta la colpa è solo nostra.

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Francesca Mancuso

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