“Stiamo spingendo le specie oltre i loro limiti”: calo del 73% della biodiversità in soli 50 anni. Cosa ci resta da salvare?

Living Planet Report 2024, il nuovo rapporto del WWF, ci segnala che le popolazioni di vertebrati sono diminuite in media del 73% negli ultimi 50 anni. La perdita di habitat e il cambiamento climatico sono le principali minacce. Ma ci sono soluzioni per invertire la rotta

Il Pianeta ci sta inviando un SOS. Il Living Planet Report 2024, lo studio biennale del WWF che monitora lo stato di salute della Terra, rivela un calo nella dimensione delle popolazioni dei vertebrati (anfibi, rettili, uccelli e mammiferi): in media il 73% in meno dal 1970.

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@WWF

“Le crisi collegate alla perdita della natura e al cambiamento climatico – afferma Kirsten Schuijt, Direttore generale del WWF International – stanno spingendo le specie animali e gli ecosistemi oltre i loro limiti, con pericolosi punti di non ritorno globali che minacciano di danneggiare i sistemi che supportano la vita sulla Terra”.

I dati

Il Living Planet Index (LPI), l’indicatore elaborato dalla Zoological Society of London e utilizzato nel rapporto per tracciare i trend demografici di 5.495 specie di vertebrati, ci racconta una situazione poco rassicurante. Le popolazioni di acqua dolce, spesso ostacolate nei loro spostamenti migratori dalle alterazioni degli habitat, sono quelle che hanno subito il crollo maggiore (-85%), seguite da quelle terrestri (-69%) e marine (-56%).

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@WWF

Questi numeri non sono solo freddi dati statistici: riflettono un degrado globale degli habitat, con impatti visibili soprattutto in America Latina e nei Caraibi, dove il declino delle popolazioni animali ha raggiunto il 95%, seguita dall’Africa (76%) e dall’Asia-Pacifico (60%)​. Se in regioni come l’Europa o il Nord America i dati sono meno drammatici (35% e 39% rispettivamente), ciò è dovuto principalmente agli sforzi di conservazione avviati già negli ultimi decenni.

In ogni caso, è utile ricordarci che dietro queste cifre ci sono ecosistemi che diventano, giorno dopo giorno, sempre più compromessi. Le popolazioni animali svolgono ruoli vitali all’interno degli ecosistemi, dalla dispersione dei semi all’impollinazione, dalla regolazione del clima alla protezione delle coste. Quando questi ruoli vengono meno, l’intero sistema ecologico vacilla, mettendo a rischio la capacità del pianeta di fornire cibo ma anche acqua e aria pulite​.

Quali sono le cause di questa catastrofe silenziosa? Il rapporto non lascia spazio a dubbi: la distruzione degli habitat naturali, causata principalmente dal nostro sistema alimentare, è il principale motore del declino della biodiversità. A seguire troviamo lo sfruttamento eccessivo delle risorse, la diffusione di specie invasive, l’inquinamento e il cambiamento climatico.

Verso il punto di non ritorno?

La perdita di biodiversità non è solo un problema ambientale, ma una minaccia per la nostra stessa sopravvivenza. Come sottolinea il Living Planet Report 2024, ci stiamo avvicinando a diversi “punti di non ritorno” (tipping point), soglie critiche oltre le quali il cambiamento ecologico diventa irreversibile.

Tra i tipping point più preoccupanti a livello globale, il rapporto cita il deperimento della foresta amazzonica e lo sbiancamento di massa delle barriere coralline.

Nel primo caso, la combinazione di deforestazione e cambiamento climatico potrebbe innescare una trasformazione irreversibile che porterebbe alla sua scomparsa come foresta tropicale, con conseguenze per la biodiversità e per il clima globale​.

La stessa minaccia incombe sulla Grande Barriera Corallina, che ha già subito numerosi eventi di sbiancamento di massa negli ultimi decenni a causa dell’aumento delle temperature oceaniche. Anche limitando il riscaldamento globale a 1,5°C, il 70-90% delle barriere coralline potrebbe sparire​, avverte il WWF.

Invertire la rotta

Nonostante il quadro drammatico, il WWF non cede al catastrofismo. “Anche se la situazione è disperata, non abbiamo ancora superato il punto di non ritorno – assicura Kirsten Schuijt – Le decisioni e le azioni che verranno intraprese nei prossimi cinque anni saranno cruciali per il futuro della vita sulla Terra”.

Il rapporto suggerisce una serie di soluzioni per invertire la rotta, che richiedono una profonda trasformazione dei nostri sistemi alimentari, energetici e finanziari, grazie alla scelta delle Nature-based Solutions (Soluzioni Basate sulla Natura), che possono contribuire a ridurre le emissioni di gas serra del 10-19% entro il 2030, migliorando al contempo la qualità della vita delle persone e rafforzando gli ecosistemi​. Ecco le raccomandazioni proposte dal WWF:

  • Conservare e ripristinare gli ecosistemi: estendere e rafforzare le aree protette, tutelando almeno il 30% della superficie terrestre e marina entro il 2030;
  • Trasformare il sistema alimentare: promuovere un’agricoltura sostenibile e un consumo più responsabile, riducendo gli sprechi alimentari e privilegiando diete a base vegetale;
  • Accelerare la transizione energetica: abbandonare i combustibili fossili e puntare sulle energie rinnovabili, garantendo al contempo una transizione giusta ed equa;
  • Reindirizzare i flussi finanziari: spostare gli investimenti dalle attività dannose per l’ambiente verso soluzioni sostenibili e innovative.

“Insieme dobbiamo avere successo – conclude il WWF – Abbiamo un solo Pianeta in cui vivere e una sola opportunità per fare ciò che è giusto”.

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