Il mondo ogni anno getta nella spazzatura circa un miliardo di tonnellate di cibo, con un impatto importante anche sui cambiamenti climatici
Il mondo ogni anno getta nella spazzatura circa un miliardo di tonnellate di cibo. Una quantità che forse non suggerisce molto ma immaginiamola così: è il peso di 23 milioni di camion da 40 tonnellate a pieno carico, da paraurti a paraurti, messi in fila intorno alla Terra per 7 volte.
Sono numeri da capogiro quelli forniti dal nuovo Food Waste Index Report 2021 dell’Onu. Il dossier realizzato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e dall’organizzazione partner WRAP ha fatto il punto sugli sprechi alimentari che si consumano nei punti vendita, nei ristoranti ma soprattutto nelle nostre case. Si tratta dello studio sullo spreco alimentare più completo condotto fino ad oggi e purtroppo le notizie sono tutt’altro che rassicuranti.
Secondo l’analisi, infatti, il 17% di tutto il cibo disponibile viene sprecato. Ciò ha ripercussioni anche sui cambiamenti climatici e il riscaldamento globale visto che l’industria alimentare è responsabile di una grossa fetta di emissioni. Di conseguenza, inquiniamo per produrre cibo che spesso non mangiamo neanche e che finiamo per gettare.
Secondo la ricerca, circa 931 milioni di tonnellate di cibo sono finite nei cestini dei rifiuti di famiglie, rivenditori, ristoranti e altri servizi alimentari, una cifra insostenibile e che va dimezzata entro il 2030. Il rapporto ha rilevato che in quasi tutti i paesi coinvolti, lo spreco alimentare è stato notevole, indipendentemente dal livello di reddito.
E’ soprattutto colpa delle famiglie
Non diamo la colpa alla grande distribuzione, ai ristoranti, alle mense. Siamo noi, tra le mura domestiche, i principali responsabili di questa carneficina alimentare. Secondo il dossier infatti la maggior parte dei rifiuti provengono dalle famiglie, che scartano l’11% del cibo, pari al 61% del miliardo di tonnellate. I servizi di ristorazione e i punti vendita sprecano rispettivamente il 5% e il 2%. A livello globale pro capite, ogni anno gettiamo via 121 kg a testa. In Italia tale cifra è pari a 67 kg pro capite.
Secondo l’Onu, inoltre, il food waste non è legato al reddito ma è presente in modo ugualmente rilevante in tutti i paesi, introducendo una novità rispetto agli studi precedenti.
“Per molto tempo si è pensato che lo spreco di cibo in casa fosse un problema significativo solo nei paesi sviluppati”, ha detto Marcus Gover, CEO di WRAP. “Con la pubblicazione del rapporto, vediamo che le cose non sono così nette”.
Gli effetti sul clima
Lo spreco alimentare ha notevoli impatti ambientali, sociali ed economici. Ad esempio, in un momento in cui l’azione per il clima è ancora in ritardo, l’ 8% -10% delle emissioni globali di gas serra sono associate al cibo che non viene consumato, se si tiene conto delle perdite registrate prima ancora che il cibo arrivi al consumatore.
“La riduzione dello spreco alimentare ridurrebbe le emissioni di gas serra, rallenterebbe la distruzione della natura e l’inquinamento, aumenterebbe la disponibilità di cibo e quindi ridurrebbe la fame e farebbe risparmiare denaro in un momento di recessione globale”, ha detto Inger Andersen, Direttrice esecutiva dell’UNEP. “Se vogliamo fare sul serio nell’affrontare il cambiamento climatico, la perdita di natura e biodiversità, l’inquinamento e i rifiuti, le imprese, i governi e i cittadini di tutto il mondo devono fare la loro parte per ridurre lo spreco alimentare. Il vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari di quest’anno fornirà l’opportunità per lanciare nuove e audaci azioni per contrastare lo spreco alimentare a livello globale “.
Con 690 milioni di persone colpite dalla fame nel 2019, un numero in forte aumento a causa del COVID-19 e tre miliardi di persone che non possono permettersi una dieta sana, ridurre gli sprechi è ancora più importante.
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Fonte di riferimento: Unep
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