Strani aumenti di una sostanza pericolosa per lo strato di ozono sono stati riscontrati negli ultimi anni dagli scienziati della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). A loro avviso, il tetracloruro di carbonio stava aumentando a causa di una nuova produzione non dichiarata da una fonte localizzata in Asia orientale. Adesso ne è stata accertata l'origine
Strani aumenti di una sostanza pericolosa per lo strato di ozono sono stati riscontrati negli ultimi anni dagli scienziati della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). A loro avviso, il tetracloruro di carbonio stava aumentando a causa di una nuova produzione non dichiarata da una fonte localizzata in Asia orientale. Adesso ne è stata accertata l’origine.
Un nuovo studio guidato dagli scienziati dell’Università di Bristol ne ha rilevato significative emissioni nella parte orientale della Cina.
Il composto contribuisce alla distruzione dello strato di ozono della Terra, che ci protegge dalle dannose radiazioni ultraviolette, impedendo loro di raggiungere la superficie terrestre e di conseguenza noi.
La produzione di tetracloruro di carbonio è stata bandita in tutto il mondo dal 2010 per gli usi che ne comportano il rilascio nell’atmosfera. Tuttavia, studi recenti avevano dimostrato che le emissioni globali non erano diminuite come previsto, con circa 40.000 tonnellate emesse ogni anno.
L’origine di queste emissioni da anni lascia perplessi i ricercatori. Insieme ai collaboratori di numerosi paesi tra cui Corea del Sud, Svizzera, Australia e Stati Uniti, i ricercatori dell’Università di Bristol hanno cercato di quantificare le emissioni dall‘Asia orientale.
Per farlo, hanno usato dati relativi alla concentrazione atmosferica terrestre e aerea dalla vicina penisola coreana e due modelli che simulano il trasporto di gas attraverso l’atmosfera.
I risultati, pubblicati sulla rivista Geophysical Research Letters, mostrano che circa la metà delle emissioni globali “mancanti” di tetracloruro di carbonio provengono dalla Cina orientale e sono state prodotte nel periodo compreso tra il 2009 e il 2016.
L’autore principale, il dott. Mark Lunt, della School of Chemistry dell’Università di Bristol, ha spiegato:
“I nostri risultati mostrano che le emissioni di tetracloruro di carbonio provenienti dalla regione dell’Asia orientale rappresentano gran parte di quelle globali e sono significativamente più alte di quanto alcuni studi precedenti abbiano suggerito. Non solo, nonostante la cessazione della produzione di tetracloruro di carbonio per l’uso emissivo nel 2010, non abbiamo trovato prove della successiva riduzione delle emissioni”.
Secondo gli scienziati, la presenza di questo composto in alcune regioni potrebbe essere addirittura aumentata dal 2010. Inoltre, è emersa anche una nuova fonte di emissioni dalla provincia cinese di Shandong dopo il 2012.
Anche se i risultati spiegano gran parte della distribuzione globale delle emissioni di tetracloruro di carbonio, ci sono ancora grandi lacune nelle conoscenze degli scienziati. Inoltre, rapporti recenti hanno suggerito che quantità molto grandi di questo gas possono essere emesse inavvertitamente durante la produzione di altre sostanze chimiche come il cloro.
“Ci sono aree del mondo come l’India, il Sud America e altre parti dell’Asia, dove le emissioni di gas dannosi per l’ozono possono essere in corso, ma mancano misurazioni atmosferiche dettagliate” spiega il dott. Lunt
A questo punto occorre individuare con ancora maggior precisione la fonte diretta di queste emissioni in Cina in modo da evitarle.
“Studi come questo dimostrano l’importanza del monitoraggio continuo dei gas che riducono l’ozono. C’è la tentazione di vedere l’esaurimento dell’ozono come un problema risolto. Ma il monitoraggio di questi gas prodotti dall’uomo è essenziale per assicurare l’eliminazione graduale di questi composti”.
Mistero svelato, almeno in parte.
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Francesca Mancuso