Solvay di Alessandria: imposto lo stop alla produzione di Pfas nel sito più contaminato d’Europa

L'ex Solvay di Alessandria (ora Syensqo) è stata obbligata a interrompere la produzione di PFAS per 30 giorni dopo il mancato rispetto dei limiti di scarico

Continua la lotta contro l’inquinamento da PFAS in Italia e in particolare nella Provincia di Alessandria dove si trova lo stabilimento Solvey (ora Syensqo), l’unico nel nostro Paese dove ancora si producono queste pericolose sostanze chimiche.

Ora proprio la Provincia di Alessandria ha preso un provvedimento importante, inviando due diffide che intimano allo stabilimento chimico di rispettare i limiti di legge consentiti per gli scarichi di queste sostanze e ordinando il blocco della produzione dell’azienda per 30 giorni.

La motivazione di questa azione risiede proprio nel mancato rispetto dei limiti di legge per gli scarichi di PFAS nell’ambiente, come certificato da controlli ambientali condotti da ARPA Piemonte.

Le preoccupazioni riguardo alla contaminazione da PFAS sono più che fondate, soprattutto considerando che la Solvay di Alessandria è stata individuata come il sito più inquinato da queste sostanze in Europa. Documenti recentemente emersi hanno rivelato concentrazioni allarmanti di PFAS, con valori da record sotto lo stabilimento chimico.

Leggi anche: Pfas: la Solvay di Alessandria è il sito più contaminato in Europa (ed è finalmente iniziato il processo per disastro ambientale)

Tale situazione ha spinto le autorità ad agire con urgenza, mentre la popolazione locale sta già da tempo subendo gravi conseguenze non solo ambientali ma anche per la propria salute.

Non si tratta certo di un problema nuovo: fin dal 2007, l’azienda è stata identificata come una delle principali fonti di inquinamento da PFAS nel bacino del fiume Po. Inoltre, indagini condotte da Greenpeace Italia hanno rivelato la presenza di queste sostanze nelle acque della città di Torino, e di numerosi altri comuni distanti, confermando l’estrema pericolosità della diffusione di tali inquinanti.

È evidente che sono necessari ulteriori interventi per contrastare efficacemente questo tipo di inquinamento. Gli Stati Uniti e diversi Paesi europei hanno già adottato limiti sull’uso dei PFAS, orientandosi verso alternative più sicure e sostenibili. Greenpeace Italia sollecita le istituzioni nazionali a seguire questo esempio, introducendo una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di PFAS sul territorio italiano.

Il processo legale contro Syensqo è in corso, ma nel frattempo l’ambiente e la salute pubblica sono a rischio. Questo stop temporaneo per ripristinare i limiti legali non può essere certo sufficiente.

Così ha commentato la decisione della Provincia di Alessandria Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia:

Dopo anni di silenzi e inquinamento, finalmente gli enti pubblici adottano un primo provvedimento per tutelare l’ambiente e la salute umana dalla produzione di PFAS da parte di Solvay. Ci auguriamo che questa sia solo la prima di una serie di iniziative degli enti preposti per imporre all’azienda il limite di scarichi zero in aria, acqua e terreni.

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Fonte: Greenpeace

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