Smog: l’aria che tira in Italiatra le peggiori d’Europa

Nelle città di tutta Europa, l'aria è purtroppo ricca di sostanze inquinanti. E l'Italia è tra i paesi peggiori

In Europa tira ancora una brutta aria. A rivelarlo è stato il nuovo rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) sulla qualità dell’aria nel vecchio continente, pubblicato oggi, Air Quality in Europe 2012.

Il dossier ha fornito una panoramica e un’analisi dello stato e delle tendenze della qualità dell’aria in Europa, sulla base delle misure riguardanti la concentrazione in aria e nell’ambiente di emissioni di origine antropica, fin dal 2001, quando il monitoraggio delle concentrazioni nell’aria di alcuni inquinanti è diventato obbligatorio. Il rapporto, pubblicato a cadenza annuale, ha preso in esame i dati del 2011 di 38 paesi europei: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Regno Unito, Island, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera, Turchia, Albania, Bosnia ed Herzegovina, Croazia, Macedonia, Montenegro e Serbia.

Una delle prime brutte notizie emerse dal dossier riguarda le concentrazioni di inquinanti atmosferici nel 2010, ancora troppo elevate e per questo dannose per la nostra salute e gli ecosistemi da cui dipendiamo. Secondo il documento, un terzo della popolazione europea vive in aree, in particolare le città dove il superamento degli standard di qualità dell’aria si verifica molto spesso. In particolare, il particolato (PM) e l’ozono (O3), sono associati a gravi rischi per la salute. Gli inquinanti atmosferici emessi da un paese europeo, non solo danneggiano lo stato stesso, ma anche quelli vicini.

Secondo il dossier, nel 2010 il 21% della popolazione urbana è stato esposto a livelli di concentrazione di PM10 superiori ai valori limite giornalieri più severi, fissati dall’UE a salvaguardia della salute. Fino al 30% era esposto a livelli di concentrazione del particolato più fine (PM2,5) superiori ai valori limite annuali (meno severi) fissati dall’UE. Per dare un’idea della gravità della situazione basta capire che secondo i livelli di riferimento dell’OMS, ancor più severi di quelli imposti dalla normativa dell’UE, l’81% e il 95% degli abitanti delle città si trovavano esposti a concentrazioni di PM superiori ai valori di riferimento stabiliti per la protezione della salute umana.

E tra i peggiori non poteva mancare l’Italia, considerato uno dei paesi che nel 2010 ha superato più spesso il valore limite annuale per le Pm10 (in vigore dal 2005), insieme a Polonia, Slovacchia, Balcani e Turchia.

Le stazioni di monitoraggio per la misurazione delle PM10 e PM2.5 confermano i dati poco confortanti. In particolare, le concentrazioni di PM2.5 sono state superiori al valore obiettivo annuale da raggiungere entro il 2010 in diverse stazioni di Bulgaria, Repubblica Ceca, Italia, Polonia e Slovacchia.

Il valore limite giornaliero di PM10 da raggiungere entro il 2005 era più rigoroso del valore limite annuale e più frequentemente superato. Tutti gli Stati membri dell’UE, a turno, hanno superato tale valore limite giornaliero di PM10 nel 2010, nel 2005 e nel 2001. Il superamento è stato osservato in 23 Stati membri dell’Unione europea in una o più stazioni nel 2010, con solo la Danimarca, la Finlandia, l’Irlanda e il Lussemburgo a non varcare i limiti consentiti.

L’unico paese, con i dati relativi alla concentrazione di PM10 per il 2001, il 2005 e il 2010, che non ha registrato un superamento del valore limite giornaliero di PM10 è stata l’Irlanda. E noi continuiamo a non figurare tra i migliori. Dal 2001 al 2010, c’è stato un incremento del numero di superamenti del valore limite giornaliero di PM10 in Regno Unito, Svezia, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, Italia e Grecia, Polonia e Bulgaria. Anche i livelli di concentrazione di PM nelle campagne vedo l’Italia tra le peggiori. Il più alto misurato dalla rete EMEP nel 2009 è stato registrato in Olanda, seguita da Ungheria e Italia.

Ciò significa che molti europei (e moltissimi italiani) sono ancora esposti a sostanze inquinanti atmosferiche nocive. Ed ecco le principali:

Il particolato (PM) costituisce il maggior rischio per la salute dovuto all’inquinamento atmosferico nell’UE, che può condurre a morte prematura. Secondo il dossier, nel 2010 il 21% della popolazione urbana sia stata esposta a livelli di concentrazione di PM10 superiori ai valori limite giornalieri più severi, fissati dall’UE a salvaguardia della salute.

L’Ozono (O3) può provocare problemi all’apparato respiratorio e condurre a morte prematura. L’esposizione è molto elevata nei centri urbani: il 97% degli abitanti delle città dell’UE nel 2010 era esposto a concentrazioni di O3 superiori al livello di riferimento dell’OMS. Nel 2009, il 22% delle terre coltivabili in Europa era esposto a concentrazioni nocive di O3, che hanno provocato la perdita di raccolti.

Il biossido di azoto (NO2) è una delle principali cause di eutrofizzazione (crescita eccessiva di piante e alghe nell’acqua) e di acidificazione e contribuisce inoltre alla formazione di PM e O3. Nel 2010, il 7% degli abitanti delle città europee era esposto a livelli di NO2 superiori ai valori limite dell’UE.

Il benzo(a)pirene (BaP) è cancerogeno. Tra il 20 e il 29% della popolazione urbana dell’UE tra il 2008 e il 2010 è stata esposta a concentrazioni superiori al valore obiettivo dell’UE.

Il biossido di zolfo (SO2) è uno dei pochi grandi successi: le emissioni sono state ridotte in misura significativa negli ultimi anni grazie alla normativa dell’UE che imponeva l’utilizzo di una tecnologia per eliminare le emissioni e di carburanti con un minore contenuto di zolfo. Il 2010 è stato il primo anno in cui la popolazione urbana dell’UE non era esposta a concentrazioni di SO2 superiori al valore limite dell’UE.

Monossido di carbonio, benzene e metalli pesanti (arsenico, cadmio, nichel, piombo) sono modesti nei paesi dell’Unione e sono pochi i casi di superamento dei valori fissati dalla normativa europea.

Janez Potočnik, Commissario per l’ambiente, ha dichiarato: “Questa relazione serve a ricordarci quanto sia importante la qualità dell’aria per la salute dei nostri cittadini. Ecco perché voglio che il 2013 sia l’Anno della qualità dell’aria e perché intendo concentrarmi sul rafforzamento della nostra normativa in materia per poter affrontare i problemi che sono stati individuati oggi.”

La Professoressa Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell’AEA, ha dichiarato: “La politica perseguita dall’Unione europea è riuscita a ridurre le emissioni di molte sostanze inquinanti nel corso dell’ultimo decennio, ma si può fare di più. In molti paesi, le concentrazioni di sostanze inquinanti rimangono sopra i limiti legali raccomandati stabiliti per proteggere la salute dei cittadini europei. In effetti l’inquinamento atmosferico riduce l’aspettativa di vita di circa due anni nelle città e nelle regioni più inquinate.”

Intanto, la Commissione europea sta preparando per il 2013 una revisione della normativa dell’UE sulla qualità dell’aria e a norma della direttiva 2008/50/CE sta riesaminando le attuali disposizioni relative al alcune sostanze inquinanti. In arrivo misure restrittive per far sì che questi veleni possano abbandonare al più presto l’aria delle nostre città.

Francesca Mancuso

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