Da ex tangenziale a nuovo spazio verde per i cittadini. A Roma. tra Nomentana e Tiburtina, nascerà un giardino agronomico con orti urbani, grazie all'iniziativa "Coltiviamo la città. Progetto Pilota Tangenziale Verde". Gli orti sostituiranno il cemento, a differenza di come purtroppo avviene in altre grandi città, con riferimento all'esatto opposto.
Da ex tangenziale a nuovo spazio verde per i cittadini. A Roma, tra Nomentana e Tiburtina, nascerà un giardino agronomico con orti urbani, grazie all’iniziativa “Coltiviamo la città. Progetto Pilota Tangenziale Verde”. Gli orti sostituiranno il cemento, a differenza di come purtroppo avviene in altre grandi città, con riferimento all’esatto opposto.
Il progetto viene condotto dall’Associazione Ricerca Educazione e Scienza (RES) con la collaborazione di movimenti di cittadini, altre associazioni, imprese e centri di ricerca. Insieme vogliono raggiungere un solo obiettivo: creare un giardino agronomico di nuova generazione di 20 metri di larghezza e 2 chilometri di lunghezza.
La trasformazione interesserà il tratto dismesso della tangenziale tra Batteria Nomentana e Stazione Tiburtina. L’iniziativa rientra in un progetto più ampio promosso dall’Unione Europea a favore della crescita sostenibile, che porta il nome di Horizon 2020. Insieme all’Europa Res sta sviluppando una strategia di crescita e trasformazione. Il progetto prevede la creazione di orti, vitigni, frutteti, campo da calcetto e da tennis, sale conferenze.
Nasceranno dei giardini dedicati ai nonni e ai nipoti, per favorire la trasmissione del sapere. Ci saranno orti per le scuole, di cui si prenderanno cura direttamente gli studenti durante l’anno e che verranno coltivati con l’intervento di associazioni dedicate in estate, cioè in corrispondenza della chiusura delle scuole.
Si produrranno vino, aceto e confetture sia da degustare sul posto che per la creazione di un mercato a chilometri zero. I cinque ettari di spazio disponibile presto si trasformeranno e daranno nuova vita alla capitale, all’insegna del verde, dell’autoproduzione e di un maggior rispetto dell’ambiente.
Marta Albè
Fonte foto: sartoogoarchitetti.it
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