Roma, preceduta da Milano, rappresenta la peggiore città europea nella quale trasferirsi nel 2020, per le difficoltà lavorative e per il clima politico.
Dov’è che una persona è più propensa a trasferirsi? Sicuramente non Italia, men che meno a Roma o a Milano, considerate le peggiori città europee dove piantare radici nel 2020. Se sono ben 5 le città asiatiche che dominano i sogni dei più, le due nostre metropoli si uniscono a Kuwait City in fondo a una disastrosa scala di preferenze.
A dirlo è Expat Insider, il sondaggio che ogni anno rivela le migliori e le peggiori destinazioni per vivere e lavorare nel 2019 e in cui più di 20mila intervistati hanno condiviso le loro opinioni sulla vita degli espatriati in 64 destinazioni di tutto il mondo.
Roma, dunque, preceduta da Milano, rappresenta la peggiore città europea nella quale trasferirsi nel 2020. Il dato emerge da una classifica delle 82 più grandi metropoli mondiali, diffusa a sua volta da InterNations, la più grande comunità di espatriati del mondo.
Il motivo? Le due città italiane sono state classificate in un’indagine sui migliori luoghi del mondo per la vita degli espatriati: ebbene, qui si lamentano bassi salari, scarsa soddisfazione lavorativa e un clima politico che sta diventando più ostile proprio agli stranieri.
Roma, ultima città europea
I fattori presi in considerazione sono nello specifico cinque
- qualità della vita
- procedure per ottenere la residenza
- vita lavorativa
- vitto e alloggio
- costo della vita
Roma viene penalizzata soprattutto dal contesto lavorativo che offre. Un expat su tre è insoddisfatto del suo attuale lavoro, mentre il 67% è non trova soddisfazione nelle opportunità di lavoro (la media a livello globale è del 27%). Meno della metà degli intervistati si dichiara soddisfatto della propria situazione economica: solo il 44%. Inoltre, risulta troppo alto il costo della vita, che viene comparato agli stipendi, mentre al trasporto pubblico dice no al 63% degli intervistati. Gli unici fattori che non sono oggetto di lamentela sono il clima e il cibo.
Oltre a Roma e Milano, in classifica altre grandi città non vengono riconosciute come particolarmente appetibili per un trasferimento: Parigi è 78esima, New York, 74esima. Le città europee ideali per espatriare sono invece Lisbona, Barcellona, L’Aia e Basilea.
Come gli stranieri vedono l’Italia
Con la sua “economia in difficoltà” e “nessuna prospettiva“, come la descrive un espatriato russo, l’Italia ha toccato il fondo per lavorare all’estero nel 2019 (64esima su 64 paesi).
Meno di uno su cinque espatriati (16%) valuta positivamente l’economia italiana (contro il 63% a livello globale), mentre il 39% si preoccupa della sicurezza del lavoro (contro il 21% a livello globale). La metà degli intervistati (50%) è inoltre insoddisfatta delle prospettive di carriera (contro il 24% a livello globale) e un terzo (33%) è generalmente insoddisfatto del proprio lavoro (contro il 19% in tutto il mondo).
L’Italia si colloca anche tra i 3 paesi in basso nell’indice delle finanze personali (62esimo posto), con il 33% degli espatriati preoccupati per la loro situazione finanziaria (contro il 18% a livello globale). Mentre l’85% degli espatriati apprezza il bel tempo e il clima (contro il 61% a livello globale), l’Italia si comporta ancora mediocremente in termini di qualità della vita complessiva (49esimo posto) a causa dei suoi risultati per la vita digitale (57 esimo posto) e della stabilità politica del paese (58esimo posto). In effetti, il 48% degli espatriati non è soddisfatto di quest’ultimo fattore, rispetto al solo 17% degli espatriati in tutto il mondo.
Anche gli espatriati hanno difficoltà a stabilirsi nel Paese (56 esimo posto) e due terzi (67%) trovano difficile vivere lì senza parlare la lingua locale (contro il 40% a livello globale).
Come a dire, abbiamo il clima mite e il buon cibo, ma per il resto da noi è difficile campare…
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