Mal’aria 2012: ecco come soffocano le città italiane

E' stato reso noto oggi il nuovo dossier di Legambiente sull'inquinamento atmosferico. E nelle nostre città respiriamo sempre più spesso aria inquinata

Aria irrespirabile nelle nostre città. E non è una novità, ma la conferma arriva dall’ultimo dossier di Legambiente, Malaria 2012, lo studio annuale sull’inquinamento atmosferico, reso noto oggi che non è per niente incoraggiante. E anche questo, lo sapevamo già. Lo dimostrano gli ultimi provvedimenti attuati a Roma, con le targhe alterne, e a Milano, con l’Area C. Ma la situazione non va di certo verso il miglioramento.

Perché. Sul banco degli imputati, le principali indiziate sono le polveri sottili che nel 2011 sono state fin troppo presenti nell’aria delle nostre città. Secondo Legambiente, infatti, il 67% dei capoluoghi di provincia monitorati non ha rispettato il limite consentito di superamenti della soglia di PM10. Un bel +12% rispetto all’anno precedente.

Dove. A capeggiare la classifica delle città dove tale limite è stato di gran lunga superato troviamo Torino, Milano e Verona rispettivamente con 158, 131 e 130 superamenti registrati nella centralina peggiore di ognuna delle tre città. L’incremento però non riguarda solo il superamento dei livelli consentiti, ma anche la loro dimensione, sempre più elevata. Nel 2011, secondo quanto riporta la classifica di Legambiente “PM10 ti tengo d’occhio”, sulle 82 città monitorate, 55 hanno esaurito i 35 superamenti all’anno previsti dal limite di legge giornaliero per la protezione umana del PM10 ossia 50 µg/m3. E la zona dove si sta peggio è la pianura Padana. Maglia nera ai capoluoghi della Lombardia che hanno superato tutti il limite dei 35 giorni. Non va meglio in Piemonte, dove si salva solo Verbania, in Veneto (Belluno), in Emilia Romagna (Cesena) e in Friuli Venezia Giulia (Gorizia).

Quanto. Sempre di più, rispetto all’anno precedente, i giorni in cui nelle città italiane esaminate dal dossier, sono stati superati i limiti. In 13 centri sono stati registrati oltre 100 superamenti del limite di protezione della salute umana e ben 29 hanno superato di due volte il limite annuale dei 35 giorni fuorilegge. Un esempio? Torino. Il capoluogo piemontese ha già esaurito il proprio “bonus” per i prossimi tre anni e mezzo, mentre Milano e Verona per due anni e otto mesi.

Unica nota positiva: la diminuzione delle città che hanno superato più di 25 volte il valore giornaliero dell’ozono, ma c’è poco da gioire visto che sono 18 quelle in cui gli sforamenti sono stati più del doppio di quelli concessi. Addirittura il triplo a Lecco, Mantova e Novara.

Il danno per la nostra salute è incalcolabile. Lo ha sottolineato Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente: “Al traffico si risponde troppo spesso con interventi occasionali di emergenza, come blocchi del traffico o targhe alterne, che possono servire a qualcosa solo se programmati in modo continuo nel tempo e associati a provvedimenti quali il pedaggio urbano. L’Area C recentemente introdotta a Milano è, ad esempio, un’iniziativa che va in questa direzione e che si dimostrerà tanto più efficace quanto più convincerà i milanesi a usare maggiormente i mezzi pubblici e la bicicletta. Sarebbe auspicabile integrarla con misure su zone più estese“.

Ma non basta, giunti a questo punto. Secondo Muroni, “il tutto, poi, va coordinato a livello nazionale da un Piano di risanamento della qualità dell’aria, che ancora si fa attendere, e al quale si devono associare altre misure come quelle sul riscaldamento che in molte città contribuisce in maniera sostanziale all’aumento dell’inquinamento dell’aria. La soluzione è possibile, richiede però più coraggio da parte degli amministratori e più responsabilità da parte dei cittadini”.

Come fare per salvarci la pelle dall’inquinamento atmosferico? Secondo gli ambientalisti, sono necessarie serie politiche di mobilità sostenibile e di potenziamento del trasporto pubblico locale, che ci convincano a lasciare l’auto a casa, ma “si deve pensare più seriamente anche al modo di ridurre il flusso del traffico pendolare in entrata nelle città”.

Ne va della nostra salute, se non della nostra sopravvivenza.

Francesca Mancuso

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