Come si vive nelle città capoluogo di provincia? Piccoli passi in avanti ma situazione praticamente ferma e vivibilità ambientale che fa registrare pochi miglioramenti. Raccolta differenziata, emissioni e rinnovabili danno segnali positivi ma i trasporti pubblici arrancano. È questa la fotografia scattata dalla 22esima edizione del dossier di Legambiente sull'Ecosistema urbano
Come si vive nelle città capoluogo di provincia? Piccoli passi in avanti ma situazione praticamente ferma e vivibilità ambientale che fa registrare pochi miglioramenti. Raccolta differenziata, emissioni e rinnovabili danno segnali positivi ma i trasporti pubblici arrancano. È questa la fotografia scattata dalla 22esima edizione del dossier di Legambiente sull’Ecosistema urbano.
Anche quest’anno, sono stati 18 gli indicatori per confrontare tra loro i 104 capoluoghi di provincia. Tre indici sulla qualità dell’aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre sulla gestione delle acque (consumi idrici domestici, dispersione della rete e depurazione), due sui rifiuti (produzione e raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (il primo sull’offerta, il secondo sull’uso che ne fa la popolazione), cinque sulla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modale share, indice di ciclabilità e isole pedonali), uno sull’incidentalità stradale, due sull’energia (consumi e diffusione rinnovabili).
La nuova edizione del dossier, basata sui dati del 2014, mostra un Paese fermo, con un netto divario tra Nord e Sud. In testa alla classifica nazionale troviamo: Verbania, Trento, Belluno, Bolzano, Macerata e Oristano. In generale, sono andati meglio i capoluoghi con meno di 80mila abitanti (Verbania, Belluno, Macerata, Oristano, Sondrio, Mantova, Pordenone) ma si sono confermati in vetta anche vecchie conoscenze come Trento e Bolzano (con abitanti compresi tra 80mila e 200mila), e solo una grande città: Venezia.
Verbania ha ottenuto quasi l’83% dei punti assegnabili sui 100 relativi a una ipotetica città ideale. Merito sopratutto della buona qualità dell’aria. Al secondo posto c’è Trento, seguito da Belluno e Bolzano, che vanta solo il 30% di spostamenti urbani con mezzi privati a motore. Al quinto posto Macerata con uoni risultati in tutti e tre gli indici legati all’inquinamento atmosferico.
In coda troviamo cinque città del meridione, tre grandi e due piccole: Vibo Valentia (101) e le siciliane Catania (100), Palermo (102), Agrigento (103) e Messina (104).
Inquinamento e mobilità. Grazie anche alle condizioni metereologiche favorevoli alla dispersione degli inquinanti, sono scese a 27 (6 in meno rispetto all’anno precedente) le città in cui almeno una centralina ha rilevato concentrazioni medie annue di biossido di azoto (NO2) superiori al limite di legge. Sono stati 4 i comuni che non hanno rispettato il limite della concentrazione media annua di PM10.
Situazione critica anche se lievemente migliorata per i superamenti giornalieri di polveri sottili (PM10). In calo i capoluoghi in cui almeno una centralina supera i 35 giorni di sforamento: nella passata edizione erano 40, nel 2014 erano 33. Da segnalare in negativo: Frosinone (110 superamenti), Torino (94) e Alessandria (86).
Stabile anche il parco auto e moto circolante ma le politiche di mobilità mostrano un trasporto pubblico in grande affanno, con il 68% dei comuni che vede diminuire il numero di passeggeri, e una stabilità della rete di piste ciclabili e isole pedonali.
Fa eccezione Bolzano che è riuscita a limitare gli spostamenti motorizzati privati al di sotto di un terzo di quelli complessivi, mentre in 46 città questa percentuale supera ancora il 50%. Tra le grandi città spicca solo Venezia che cresce ancora (629 viaggi per abitante annui, erano 592 l’anno passato). In calo Milano (457 viaggi per abitante all’anno rispetto ai 474 dello scorso anno), mentre Catania, Messina, Palermo e Taranto non raggiungono i 50 viaggi per abitante all’anno.
Produzione di rifiuti. Lieve rialzo della raccolta differenziata con un valore medio di 43,90% (era di 41,15% nella passata edizione e di 39,26% due anni fa). Pordenone è l’unico capoluogo che superare l’80% di rifiuti raccolti e differenziati (85,4%), seguito da Trento (79,3%), Belluno (78,8%), Mantova (76,7%), tutti oltre il 75%. Al CentroSud primeggiano Benevento e Salerno entrambe oltre il 65%, Oristano e Teramo che superano il 60%.
La produzione pro capite di rifiuti urbani nel 2014 ha interrotto la progressiva diminuzione registrata negli ultimi anni di crisi economica e si attesta sui valori del 2013, con una media di 540 kg pro capite a fronte dei 561 kg/ab del 2012.
Acqua. Rispetto alla passata edizione sono 9 (contro 7) i capoluoghi nei quali le perdite della rete idrica sono pari o inferiori al 15% dell’acqua immessa (Ascoli Piceno, Foggia, Macerata, Milano, Monza, Piacenza, Pordenone, Udine e Trento). 12 (erano 16 lo scorso anno) sono invece le città con perdite sono superiori al 50% (Bari, Cagliari, Catania, Catanzaro, Cosenza, Frosinone, Grosseto, Latina, Matera, Palermo, Rieti, Salerno).
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Francesca Mancuso
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