La Bolivia dichiara lo stato di emergenza a causa della gravissima siccità che ha colpito il paese. Una piaga per gli abitanti, costretti ad elemosinare poche gocce d'acqua. Si tratta della più grave siccità degli ultimi 25 anni, complici anche El Niño e i cambiamenti climatici, il tutto acuito da una cattiva gestione delle risorse idriche
La Bolivia dichiara lo stato di emergenza a causa della gravissima siccità che ha colpito il paese. Una piaga per gli abitanti, costretti ad elemosinare poche gocce d’acqua. Si tratta della più grave siccità degli ultimi 25 anni, complici anche El Niño e i cambiamenti climatici, il tutto acuito da una cattiva gestione delle risorse idriche.
Lunghe file con secchi e bacinelle per assicurarsi qualche goccia d’acqua. Un vero e proprio dramma si sta abbattendo sugli abitanti della Bolivia. Gran parte della fornitura idrica di La Paz, la capitale più alta del mondo, e della vicina El Alto, la seconda città della Bolivia, proviene da ghiacciai delle circostanti montagne andine.
Ma i ghiacciai della Cordigliera si stanno riducendo molto rapidamente, mettendo in ginocchio la popolazione e offrendo un triste scorcio degli effetti dei cambiamenti climatici in uno dei paesi più poveri dell’America Latina.
Le tre dighe principali che riforniscono La Paz e El Alto non sono più alimentate dal deflusso dai ghiacciai e sono ormai a secco. A La Paz l’acqua viene razionata e quella in bottiglia è sempre più costosa.
Le forze armate corrono da una parte all’altra delle città per distribuire l’acqua mentre le scuole dovranno chiudere due settimane prima della pausa estiva. Il presidente Evo Morales ha licenziato il capo della società dell’acqua, colpevole di non averlo messo al corrente della gravità della situazione. Intanto divampano le proteste e la popolazione è in ginocchio.
Negli altopiani meridionali, dove cresceva la maggior parte della quinoa della Bolivia, la siccità ha dimezzato il raccolto del 2016. Coriaco Mamani, un insegnante che aiuta i suoi genitori anziani con la raccolta ogni anno, ha raccontato:
“Non c’è quinoa quest’anno. I miei genitori dipendono dal raccolto per la loro sopravvivenza. Non so come faranno”.
Un recente rapporto dello Stockholm Environment Institute (SEI), aveva mostrato che le temperature nella regione erano aumentate di 0,5 ° C nel periodo 1976-2006, annunciando che gli abitanti di La Paz e El Alto avrebbero vissuto sulla loro pelle gli effetti dei cambiamenti climatici. Così è stato.
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“Uno dei ghiacciai delle montagne di Chacaltaya, che sovrastano El Alto e che un tempo ospitavano la stazioine sciistica più alta del mondo, è completamente scomparso. E i due ghiacciai Tuni-Condoriri che forniscono l’acqua per El Alto e La Paz hanno perso il 39 per cento della loro area tra il 1983 e il 2006 ad una velocità di 0,24 km quadrati all’anno”.
Inoltre, a El Alto il problema è aggravato dal fatto che la popolazione è in aumento, è cresciuta del 30% tra il 2001 e il 2012 e secondo le previsioni entro il 2050 è destinata a raddoppiare raggiungendo i due milioni di persone, complice anche l’esodo dalle campagne aride verso la città.
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Nel 2009, la domanda di acqua a El Alto aveva già superato l’offerta, un’offerta ormai sempre più a rischio a causa dei cambiamenti climatici.
Francesca Mancuso