Shopper biodegradabili? C’è sacchetto e sacchetto!

Dopo un lungo dibattito sulla natura e il grado di eco-sostenibilità di questi sacchetti, alla fine l’Autorità Garante Concorrenza e Mercato ha dato ragione a Legambiente, stabilendo che i sacchetti di plastica tradizionali, prodotti con l’additivo chimico ECM, non posso essere né pubblicizzati, né commercializzati come biodegradabili e compostabili, perché non lo sono.

Pubblicizzare le normali buste di plastica tradizionali con l’additivo ECM come un prodotto eco-compatibile, biodegradabile e compostabile significa dire il falso e fare réclame ingannevole.

Dopo un lungo dibattito sulla natura e il grado di eco-sostenibilità di questi sacchetti, alla fine l’Autorità Garante Concorrenza e Mercato ha dato ragione a Legambiente, stabilendo che i sacchetti di plastica tradizionali, prodotti con l’additivo chimico ECM, non posso essere né pubblicizzati, né commercializzati come biodegradabili e compostabili, perché non lo sono.
Queste buste infatti non rispettano i criteri e i tempi previsti dalla normativa europea e nazionale di settore.

Ma facciamo un passo indietro per capire come è nata la diatriba…
Il problema della diffusione di “strani sacchetti” venduti come biodegradabili era stato sollevato circa un anno fa da Legambiente, che aveva denunciato la Italcom, azienda produttrice di sacchetti in plastica con aggiunta di ECM Masterbatch Pellet, per aver promosso i suoi prodotti come compostabili ed ecologici, ingannando così i cittadini, i Comuni italiani, gli esercizi commerciali e le catene della Grande distribuzione.

Proprio qualche giorno fa, l’Autorità ha finalmente preso posizione, affermando che la pubblicità di Italcom è ingannevole; per questo ne ha vietato l’ulteriore diffusione e ha anche previsto multe di diverse migliaia di euro.

Finalmente è stata fatta chiarezza e siamo molto soddisfatti dell’esito di questo pronunciamento, sicuramente innovativo per il nostro Paese – ha fatto sapere Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente -. Continueremo a vigilare per evitare che la nuova stagione di grande innovazione inaugurata con il bando ai sacchetti di plastica tradizionale usa e getta possa permettere ai furbi di fare affari ai danni dell’ambiente, ingannando le amministrazioni e le aziende che vogliono invece adeguarsi alla normativa vigente sugli shopper, per ridurre gli impatti ambientali di questa filiera”.

Non si è fatta attendere la reazione della società chimica che con una pagina web ad hoc ha chiarito la sua posizione ribadendo la biodegradabilità delle materie plastiche con ECM.

La notizia del pronunciamento dell’Autorità sulle pubblicità di Italcom (ma anche di Arcopolimeri e Ideal Plastik, condannate anch’esse a non diffondere più messaggi ingannevoli e condannata ad una sanzione amministrativa pecuniaria) è stata accolta con molta soddisfazione anche da Novamont, la società che produce gli shopper biodegradabili in Mater-Bi. Secondo l’azienda italiana di bioplastiche, infatti, “appare di grande rilievo l’indicazione che i vanti di importanti caratteristiche ambientali, quali biodegradabilità e compostabilità, debbano essere precisi, circostanziati e non generici in quanto, non solo le imprese del settore, ma anche i consumatori finali devono poter fare affidamento sulle affermazioni relative alle qualità ambientali dei prodotti presenti sul mercato“.

Ma intanto a poche settimane dall’approvazione della legge sul divieto di commercializzazione delle buste di plastica, rimangono ancora tanti i dubbi da chiarire soprattutto sulla tipologia di sacchetti messi al bando. Ma non solo perché a venir messo in discussione potrebbe essere il divieto stesso. Infatti come hanno ben spiegato i colleghi di GreenBiz.it, “Il nostro bando ai sacchetti è sotto inchiesta perché la normativa comunitaria prevede che nessun Paese membro possa bloccare l’immissione sul proprio mercato nazionale di imballaggi conformi alla direttiva 94/62 sugli imballaggi. Di conseguenza, avremmo violato il principio della libera circolazione delle merci sul mercato unico, bloccando la vendita di un prodotto che non è stato bandito altrove“.

Verdiana Amorosi

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